Attualità

Anche a Suviana i “media del dolore”

di Angelo Vitale -

(frame video da Mediaset Infinity)


Macerie, acqua impenetrabile alle più potenti fotoelettriche, ambienti collassati, un andrivieni continuo tra la superficie del lago e i piani sotterranei della centrale idroelettrica di Enel Green Power esplosa a Suviana. Questo, lo scenario di intervento delle squadre dei vigili del fuoco che hanno operato ininterrottamente per riportare alla luce i corpi dei dispersi da aggiungere alle prime vittime. Un lavoro gravoso e anche pericoloso: nell’impeto, che è ancor più apprezzabile nei bambini cui si riserva sempre ogni possibile applauso, lo hanno capito gli alunni di una scuola di Camugnano, usciti all’aperto a cantare l’inno nazionale di quelli che i bambini imparano a chiamare subito “pompieri”.

Serve, allora – perciò questa doverosa premessa -, il racconto delle attività dei vigili del fuoco, perché contribuisce rapidamente a diffondere la conoscenza del rischio e del pericolo, piccolo ma utilissimo seme della cultura della prevenzione.

Un racconto da anni tracimato dalle tv a tutti i media, una narrazione che abbandona rapidamente il campo dell’informazione per diventare intrattenimento. La tv del dolore nacque, non è una novità, nel giugno del 1981 intorno a quel pozzo di Vermicino da cui Alfredino Rampi uscì cadavere. Per giorni, alternata sulle tre reti Rai e essendo impossibilitate le altre private alla diretta, andò in onda il dramma di un bambino e dei suoi soccorritori.

Da allora, la tv del dolore è diventata, in oltre 40 anni, metodo di notizia. Passato, con l’incedere della crisi dell’editoria stampata, ai giornali che ormai fondano molto del loro appeal pubblicitario pure nella loro versione web.

E così in questi giorni, alternata all’immagine divenuta familiare agli italiani di Luca Cari, responsabile per la comunicazione dei Vigili del fuoco in elmetto, le notizie sulle possibili cause dei morti sul lavoro di Suviana si sono affiancate – talvolta per l’attualità, sottese – a quelle che venivano dalle voci dei singoli vigili impegnati nelle operazioni. Emblematico quel “mi tremano le gambe”, divenuto un refrain in tv e giornali. E’ quello che l’Osservatorio di Pavia già 10 anni fa chiamava “eccesso patemico”. Nessuna informazione, intrattenimento.


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