Argentina al voto, El Loco Milei sfida il favorito Massa: ago della bilancia gli indecisi
L’Argentina al voto per il ballottaggio delle elezioni presidenziali che vedono in campo la sfida tra gli eredi della storia peronista e una destra libertaria impersonata da un personaggio che tutti chiamano El Loco e che si presenta ai comizi impugnando una motosega, simbolo della lotta alla casta. Sei punti dividono il 53enne anarco-capitalista di destra Javier Milei e il 51enne peronista Sergio Massa, ministro dell’Economia del governo in carica, per molti corresponsabile primario della disastrosa situazione economica. Fondamentale, come ovunque ad ogni latitudine, si presenta il voto degli indecisi che sarebbero il 40% della popolazione – 36 milioni gli elettori chiamati alle urne -, in un Paese esasperato dall’inflazione al 140% e un tasso di povertà al 40%.
Al primo turno in testa, Massa ha incassato il 37% dei voti invertendo i rapporti di forza delle elezioni di agosto e contrasta il candidato anti-sistema Milei: sullo sfondo, ampliato da quest’ultimo, lo spettro di frodi elettorali.
Dieci milioni di voti per Milei, che promette una raffica a tappeto di privatizzazioni e guarda all’adozione del dollaro come ricetta anti-inflazione, contro la sovranità monetaria. Particolare non da poco, il suo annuncio di voler interrompere i rapporti commerciali con la Cina e il Brasile, che sono poi i due principali partner del Paese.
Sul tavolo futuro dell’Argentina al voto anche la decisione dell’adesione di Buenos Aires ai Brics, il gruppo composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Durante il summit di Johannesburg dello scorso agosto i Brics hanno ufficialmente invitato Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran a entrare a pieno titolo nell’organizzazione. Un invito che era stato colto favorevolmente dal governo di Alberto Fernández nel quale Massa ricopre la casella dell’Economia. Fernández aveva rilasciato dichiarazioni in una diretta televisiva per rimarcare l’importanza di un passo che aprirebbe “un nuovo scenario per l’Argentina”.
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