Attualità

“Asini digitali”: c’è molto da fare

In Italia ancora alto l'analfabetismo funzionale che limita l'acquisizione di competenze di base

di Angelo Vitale -


Illustrati nei loro progetti entro questa mese, prenderanno il via entro i primi di novembre 3mila Punti di facilitazione digitale in 21 Regioni e Province autonome. serviranno a far diminuire gli “asini digitali” italiani.

“Asini digitali”: in Italia sono ancora molti

Dopo anni di incerta e rallentata attivazione, con propositi rimandati da un governo all’altro, si torna a parlare di “facilitazione digitale”. Perché nel nostro Paese nel 2023 solo il 45,8% delle persone possedeva competenze digitali di base, contro un obiettivo nazionale dell’80,1% per il 2030. In pratica, in casa e al lavoro, più di un italiano è ancora “dietro la lavagna” di un’alfabetizzazione digitale minima e molto c’è da fare: l’Italia – l’identità lo scriveva qualche settimana fa – rimane distante dalla media Ue e al quintultimo posto continentale, al di sopra soltanto di Romania, Bulgaria, Polonia e Lettonia. La manovra di questi 3mila Punti è indirizzata ad almeno 2 milioni di questi “asini digitali” entro il 2026.

Con il Pnrr 135 milioni di euro

Grazie al Pnrr e a un intervento da 135 milioni di euro si cerca di invertire la rotta, il governo afferma di aver svincolato da questa quota già un milione di italiani. Al bando “Dritti al Punto” sono state indirizzate 85 proposte progettuali: di queste solo 27 sono arrivate da enti locali, con la quota rimanente di 58 (quasi il 70%) che provengono da enti del terzo settore e organizzazioni senza scopo di lucro, a conferma del solito passo indietro della Pubblica amministrazione sul tema dell’innovazione e a conferma del ruolo di sussidiarietà rappresentato dal Terzo Settore. Significativa anche la distribuzione geografica: il maggior numero di proposte dalla Puglia, dalla Toscana dalla Sicilia, con il Centro-Nord (42 proposte) in leggero squilibrio rispetto alle 43 relative all’area Sud e Isole.

La strada sarà lunga

Pnrr a parete, il lavoro da fare è ampio e non sarà breve. Chiunque non voglia nascondere la testa sotto la sabbia deve rammentare che le manovre da mettere in atto, in un probabilissimo lungo termine, devono fare i conti con dati incontrovertibili. In Italia circa il 25-30% della popolazione non usa abitualmente internet, c’è un alto tasso di analfabetismo funzionale nella popolazione tra i 16 e i 65 anni (28%) che limita l’acquisizione di competenze digitali. E la denatalità non aiuta, affermando da anni la stabilità di un quadro ove tra i giovani tra i 16 ei 29 anni solo il 42% ha competenze digitali superiori al livello base, contro una media Ue del 56%, mentre nei gruppi con istruzione più bassa solo il 23% possiede competenze digitali di base. C’è insomma un grave problema di inclusione digitale. i prossimi 3mila Punti di facilitazione sono una goccia nel mare di queste difficoltà.


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