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Augias dalla Rai a la 7: Nessuno mi ha cacciato

di Angelo Vitale -


Corrado Augias dalla Rai a la 7: condurrà il programma La Torre di Babele per un’ora dopo Otto e mezzo di Lilli Gruber. Il via dal 4 dicembre, dopo anni di “corteggiamento di Urbano Cairo e poi anche del direttore Andrea Salerno”, spiega al Corsera.

Nel nuovo programma, “uno spirito-guida, un ospite ad alto livello, a cominciare da Alessandro Barbero, e alla fine un personaggio a sorpresa, per tirare le somme”.

“Su La7 parlerò di cultura – annuncia Augias -. Sa cosa fece Fabiano Fabiani, quando Bernabei lo mandò via dalla direzione del telegiornale perché troppo di sinistra? Si fece nominare alla direzione centrale dei programmi culturali, che neppure esisteva. Fabiano, gli dissero, lì non c’è niente. E lui: C’è tutto, perché tutto è cultura”.

“Nessuno mi ha cacciato” dalla Rai – precisa Augias – ma nessuno nemmeno mi ha trattenuto. A 88 anni e mezzo devo lavorare in posti e con persone che mi piacciono; e questa Rai non mi piace perché non amo l’improvvisazione. E in Rai oggi vedo troppa improvvisazione, oltre a troppi favoritismi. La tv è un medium delicatissimo. Deve suscitare simpatia, nel senso alto dell’espressione”.

Giornalista, scrittore, in Rai da 63 anni (la figlia Natalia è giornalista interna dell’emittente di Stato), Augias è stato inventore e conduttore di fortunate produzioni televisive, dal 1994 anche parlamentare europeo indipendente nelle file dell’allora Pds. Una curiosità a pochi nota lo insegue nella cronaca: nel 2016 fu oggetto di un atto ispettivo in Parlamento da parte di Maurizio Gasparri, Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello per suoi presunti rapporti negli anni ’60 con i Servizi segreti cecoslovacchi, da lui sempre respinti e derubricati a “blande frequentazioni” all’epoca del suo lavoro Rai all’Est. Negli Archi di Stato del Paese che fu di oltrecortina un rapporto sull’agente informatore italiano Corrado Augias, nome in codice Donat.

In proposito il ricercatore Aldo Giannuli, analizzando il lavoro d’inchiesta svolto dal giornalista Antonio Selvatici che scoprì il rapporto su Augias, ipotizzò che Augias potesse essere stato un “paravento” delle spie cecoslovacche per loro reali rapporti con “altri personaggi”una fonte di ben altra importanza”.


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