Salute

Aurigemma: “Non bastano i fondi, serve una strategia”

di Redazione -

ANTONELLO AURIGEMMA


di PIERPAOLA MELEDANDRI
Dalla crisi dell’intero sistema sanitario nazionale, passando per le problematiche del personale, sempre più scarso, fino al problema delle lunghe liste di attesa che bloccano l’accesso alle cure. Ne ha parlato all’Identità l’on. Antonello Aurigemma.
Tutela e sicurezza sono temi cruciali della sanità. Non solo dei pazienti, ma anche per gli operatori sanitari definiti spesso “eroi”, quali sono le sue idee a riguardo?
“Questo è un tema molto sentito ed è opportuna una premessa: ogni forma di violenza è ingiustificabile e va condannata fermamente. Anche perché colpisce il personale sanitario, che ricopre un ruolo prezioso, nonostante le numerose criticità, svolgendo il proprio dovere con la massima professionalità e dedizione. Per quanto riguarda la sicurezza, è importante da un lato rafforzare, come già detto in precedenza, la rete territoriale ed evitare di intasare i primi presidi; dall’altro sarebbe necessario garantire un presidio fisso di polizia presso ogni pronto soccorso, anche durante l’orario notturno”.
Il personale sanitario soffre un problema di “svecchiamento”. Un turn over è possibile?
“Si tratta di un aspetto delicato e complesso. Anche quello del personale sanitario rappresenta un punto nevralgico: va effettuata una programmazione precisa valutando le esigenze dei singoli territori. È fondamentale investire per un incremento di medici e infermieri, soprattutto all’interno dei vari presidi di pronto soccorso, adottare una pianificazione strategica su questo tema, che tenga conto anche dell’anzianità di servizio. L’attività degli operatori sanitari è molto stressante, in particolar modo nei primi presidi, ove appare indispensabile valutare la questione analizzando tutti gli aspetti in campo. Sul numero chiuso per l’ingresso degli studenti alla facoltà di medicina, si tratta di una questione nazionale, ma ritengo si debba lavorare affinché tutti abbiano la possibilità di accesso, e poi naturalmente attraverso lo studio, gli esami e l’impegno, verranno selezionati i medici del futuro, dove saranno premiati merito e capacità”.
Come si può immaginare di abbattere le liste d’attesa, sciagura della Sanità pubblica e convenzionata?
“Bisognerà effettuare una strategia pianificata, precisa, che tenga bene in considerazione i vari aspetti sui singoli territori investiti, analizzando anche quali sono gli esami più richiesti. Ciò premesso, sarà fondamentale un confronto diretto con tutti i protagonisti di questo settore. In primis, è fondamentale puntare sull’incremento del personale e sul maggior coinvolgimento delle strutture accreditate, in modo che ci sia un centralino di prenotazione unico delle prestazioni”.
Problematiche che si riscontrano anche nel Lazio. Quali le maggiori criticità?
“Parlando con le persone, ho avuto la conferma che tra i tasti dolenti della nostra Regione, vi è sicuramente la sanità: liste d’attesa infinite, con i cittadini costretti a recarsi fuori regione, o presso strutture private; tempi lunghissimi per interventi programmati; carenza di personale. E l’insostenibile la situazione nei vari pronto soccorso. Solo grazie alla professionalità di tutto il personale, che ringraziamo per i grandi sacrifici, è possibile andare avanti. In questi anni non è stata fatta una programmazione mirata. Manca una rete territoriale efficiente e alcune decisioni sono state un flop. Questa è la realtà della sanità laziale”.


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