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Australia, aumentano i decessi per l’abuso di antibiotici

di Martina Melli -


In Australia l’abuso di antibiotici sta rendendo le infezioni più comuni sempre più resistenti ai farmaci, anche quelli di ultima generazione. Un importante rapporto governativo sull’uso degli antimicrobici ha rilevato che più di un terzo (36,6%) della popolazione, nel 2022, aveva ricevuto almeno una prescrizione antimicrobica sovvenzionata dal governo australiano rispetto al 32,9% del 2021.

L’uso improprio e eccessivo di antibiotici e antifungini sta portando i batteri a mutare, e di conseguenza i farmaci comuni non sono più efficaci per ucciderli. Questo fenomeno è noto come “resistenza antimicrobica”. E secondo il rapporto della Commissione australiana sulla sicurezza e la qualità dell’assistenza sanitaria, le infezioni resistenti ai farmaci uccidono centinaia di australiani ogni anno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che la resistenza antimicrobica potrebbe provocare fino a 10 milioni di decessi ogni anno entro il 2050.

L’Australia è al settimo posto nel mondo sviluppato per quanto riguarda i tassi di prescrizione di antimicrobici. Si stima che l’uso ospedaliero di antimicrobici nella nazione sia quasi tre volte quello del Paese europeo con l’uso più basso, ovvero i Paesi Bassi.

Il rapporto attribuisce questo livello elevato di prescrizioni a un tentativo di prevenire le infezioni durante e dopo gli interventi chirurgici e di “un crescente uso di antifungini negli ospedali, che potrebbe favorire la resistenza in futuro”. Un consulente medico senior della commissione, il prof. Peter Collignon, medico specializzato in malattie infettive, ha affermato che esiste anche “un’aspettativa culturale in Australia secondo cui esiste una pillola o una compressa per ogni problema”.

Ma gli antibiotici non funzionano contro i virus, come quelli che possono causare raffreddore e influenza, e il riposo e il trattamento dei sintomi spesso sono l’opzione migliore. “La realtà è che stiamo distribuendo molti antibiotici quando non ne abbiamo bisogno”, ha detto Collignon. “Le persone devono rendersi conto che se si assumono antibiotici quando non sono necessari si può favorire l’aumento dei superbatteri, che possono poi diffondersi ad altri”. Secondo il rapporto alcuni agenti patogeni comuni come la gonorrea, lo stafilococco dorato e l’E. coli stanno diventando sempre più resistenti ai comuni antibiotici.

Nel frattempo, è stato segnalato dai laboratori che un certo numero di agenti patogeni non rispondono sempre più ai farmaci antimicrobici di ultima linea. Il più comune di questi è il Cpe, un batterio che in rari casi può invadere il sangue o i tessuti e causare gravi infezioni. A livello nazionale, nel 2022 si è registrato un aumento del 37,4% delle segnalazioni di Cpe resistenti ai trattamenti di ultima linea rispetto al 2021.


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