Politica

Autonomia alla sbarra

di Ivano Tolettini -

ANDREA OSTELLARI POLITICO


L’autonomia è alla prova della sbarra. La parabola dei tribunali piccoli, che in giro per l’Italia trasudano inefficienza come quello di Spoleto, dove la giustizia affonda per la scarsità cronica di personale, sta facendo sussultare il Nord Est dopo la presentazione del progetto di riapertura del tribunale di Bassano del Grappa, che diventerebbe tribunale della Pedemontana veneta. Apriti cielo. “Lo dirò a chiare lettere al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, persona che stimo, quando lo incontreremo la prossima settimana. La battaglia della giustizia di prossimità con la riapertura dei piccoli tribunali chiusi dieci anni fa, come quello di Bassano nel Vicentino, sarebbe una scelta perdente per la collettività, perché il cittadino oggi ha bisogno di una giustizia di qualità, che passa attraverso la specializzazione degli gli attori del pianeta giustizia. Non giudici e magistrati che fanno un po’ di tutto come una volta. Il mondo delle professioni nell’era telematica va nella direzione opposta”. Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Vicenza, Andrea Moscatelli, è un fiume in piena. Dà voce a migliaia di professionisti di mezzo Veneto che sono imbufaliti contro il deposito in Senato del disegno di legge per l’apertura del tribunale della Pedemontana con sede a Bassano, la città del Grappa che ha sempre coltivato l’aspirazione di diventare provincia non sentendosi da sempre organica al Vicentino. A sostenere il disegno secessionista rispetto all’attuale geografia giudiziaria, oltre al sottosegretario padovano Ostellari di Fdi, che da giovane avvocato è stato procuratore onorario a Bassano per diversi anni, i sindaci di una settantina di Comuni, molti dei quali attraversati dalla nuova superstrada che collega la A4 alla A27 e alcune associazioni di categoria. Avrebbe un bacino di oltre mezzo milione di abitanti a scavalco delle province di Vicenza, Treviso e Padova, ma sottrarrebbe 400 mila cittadini alla circoscrizione di Vicenza, che passerebbe da 900 mila a 590 mila utenti; 150 mila a Treviso e 100 mila a Padova, che nel 2013 aveva già perso la sezione distaccata di Este accorpata a Rovigo. Insomma, per mettere in piedi un tribunale intermedio si depauperano tre palazzi di giustizia di rilievo.

AUTONOMIA E GIUSTIZIA

Nel momento in cui è partito il treno legislativo dell’autonomia differenziata, scoppia una grana non di poco conto a Nord Est, dove veneti conto veneti duellano sul tema giustizia. “Il problema è che i tribunali di dimensioni estremamente ridotte – analizza Francesco Rossi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Padova, che ha firmato un documento con i colleghi di Vicenza e Treviso -, come sarebbero quelli riaperti, sono luoghi in cui più frequentemente si manifesta l’autoreferenzialità e il protagonismo per assenza di controllo sociale. Il magistrato solo, che non può confrontarsi con i colleghi che trattano le sue stesse questioni, può finire per assumere contegni e orientamenti legittimati sollo dalla circostanza che in quel luogo è solo lui a decidere”. Senza tenere conto che il Covid ha proiettato la giustizia nel mondo telematico. “Come è accaduto per il civile dove abbiamo ottenuto buoni risultati – spiega il Guardasigilli Carlo Nordio proprio a Vicenza – il nostro obiettivo è di spingere anche nel penale sulla digitalizzazione per migliorare l’efficienza della macchina giudiziaria”. Già adesso rispetto al pre Covid “l’accesso alle strutture giudiziarie degli avvocati civilisti si è ridotto anche del 70% – chiosa Moscatelli – e l’obiettivo di avere il tribunale sotto casa, cioè di prossimità, cozza contro la logica del nuovo tempo che viviamo”. Non così la pensano le decine di sindaci, con la prima cittadina di Bassano, Elena Pavan, avvocato pure lei e in prima fila, che aspira alla riapertura del “suo” tribunale. “Dopo l’incontro con i 70 sindaci delle tre province interessate – afferma Ostellari di recente a Bassano -, i presidenti di provincia e i rappresentanti delle categorie economiche è importante fare squadra. Il cronoprogramma lo stiamo rispettando”.

COMITATO

A Vicenza si costituisce anche un comitato per la difesa del tribunale con avvocati di primo piano come Gaetano Crisafi, Lino Roetta, Alessandra Capuano Branca, Cristina Zanini, Simone Veronese e molti altri. “Non vogliamo tornare all’inizio degli anni Duemila quando gli avvocati chiesero il fallimento del tribunale di Vicenza perché era in condizioni di personale disastrose – spiega Crisafi – tanto da diventare sede disagiata. Oggi è un tribunale organizzato, con sentenze mediamente veloci, e il merito è stato dell’ex presidente Alberto Rizzo che non a caso è diventato capo di gabinetto del ministro Nordio”. Ma anche in Toscana, Calabria e Puglia ci sono fermenti per la riapertura dei piccoli tribunali. Ma al momento mancano 1.600 magistrati in Italia. Un giurista come Pierantonio Zanettin, senatore di FI, già componente del Csm, non ha dubbi: “Le ragioni della prossimità sono superate dalla tecnologia”. E Diego Casonato, presidente degli avvocati trevigiani, sottolinea che i piccoli tribunali “possono portare con sé rapporti connotati da opacità”. Non a caso, “il migliore tribunale italiano per la qualità delle sentenze e la celerità è quello di Milano. Altro che piccolo è bello”, conclude Moscatelli.


Torna alle notizie in home