Politica

Autonomia Uber Alles: il modello è il federalismo della Germania

di Ivano Tolettini -

ROBERTO CALDEROLI MINISTRO AFFARI REGIONALI


Autonomia Uber Alles: il modello è il federalismo della Germania

Da “promessa della Costituzione” a presidio basilare a salvaguardia delle differenze tra i territori della Repubblica, sul modello del federalismo tedesco che è quello che sta dando i migliori risultati e che è un ottimo termine di paragone riformista. Sono i Lep, livelli essenziali delle prestazioni dei quali finora sono stati individuati 223 fabbisogni standard legati alle 15 materie concorrenti, e sono i cardini dell’autonomia differenziata le cui valutazioni in sede di Commissione Prima del Senato sono arrivate al vaglio delle votazioni delle centinaia di emendamenti, prima del passaggio in aula previsto per metà autunno. Non sono però l’ “ultimo miglio” come sottolinea il presidente del comitato dei Lep, il costituzionalista Sabino Cassese, ma il penultimo perché sarà fondamentale la “qualità della macchina amministrativa” decentrata per far funzionare la tanto auspicata (a Nord est) riforma per la quale il governatore Luca Zaia si è speso fin dal 2017 quando chiamò alle urne i veneti che risposero con una maggioranza bulgara. In quell’occasione anche la Lombardia si recò alle urne e anche il presidente Attilio Fontana è un fervido sostenitore.

PAROLE E MERIDIONE
Chi si sta spendendo con tutto il suo peso politico è il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, che ha l’obiettivo di far votare la legge dal Parlamento entro la primavera. Chiaro anche il fine elettoralistico, visto che il 9 giugno si voterà per la nuova governance comunitaria, ma in cima alle preoccupazioni del ministro c’è una legge che serva anche al Sud “perché l’ultima cosa che vogliamo è aumentare le differenze con le regioni meridionali”. Sul punto è intervenuta anche la Conferenza episcopale italiana (Cei) che lancia un monito per il rischio povertà al Sud e “desta qualche preoccupazione” il progetto leghista che “rischia di allargare la forbice delle diseguaglianze”. Dei Lep “per adesso se ne è solo parlato, – constata Cassese – ma non c’è stato nessuno che li abbia applicati”. Essi invece sono una “una promessa contenuta nella Costituzione che va mantenuta e sono molto utili anche senza Autonomia”. Si tratta di passare dalle parole ai fatti tra cui setacciare i 223 Lep riducendoli in base alle materie che da 23 dovrebbero essere ridotte a 15 dopo l’emendamento approvato dalla commissione mercoledì. Alle parole dei vescovi, che riflettono anche le preoccupazioni del Partito Democratico che in una nota scrive che “si rischia di consolidare e acuire le profonde disuguaglianze oggi esistenti, e di rendere praticamente impossibile definire in modo equilibrato e sostenibile ciò che deve ritenersi oggetto essenziale di un diritto che deve essere garantito a tutti i cittadini” risponde il presidente della Commissione Affari Costituzionale. Alberto Balboni di FdI: “Prima di esprimere giudizi leggano attentamente il testo come sta uscendo dopo l’approvazione di numerosi emendamenti che garantiscono la coesione nazionale, che è uno degli obiettivi della riforma”.

ARLECCHINO
Lo stesso prof. Cassese declina che “sarà il Parlamento a decidere, dal comitato che presiedo usciranno tutti gli elementi per compiere scelte politiche. Non c’è alcun rischio di Stato arlecchino, a patto che ci sia un’amministrazione virtuosa”, che è uno dei crucci del grande cattedratico. Anche la migliore riforma è destinata all’insuccesso senza un apparato burocratico virtuoso. Il compito del Clep “non era quello di discutere di autonomia differenziata – analizza – e non lo abbiamo fatto. Ricordo che il comitato dà un contributo istruttorio in funzione della cabina di regia”. Il ministro Calderoli conclude osservando che “perfino un Paese storicamente centralista come la Francia guarda all’autonomia come innovazione nell’interesse dei cittadini” per salvagurdare i territori, a cominciare dalla Corsica.


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