Politica

Azione e defezione

di Eleonora Ciaffoloni -

MATTEO RENZI POLITICO CARLO CALENDA POLITICO


“Io ci sto provando fin dalla nascita a fare un partito unico, ma non posso obbligare nessuno” ha detto Carlo Calenda. Sembra ormai appurato che questo partito unico non s’ha da fare. Perché l’unione fa la forza, ma ognuno vuole tenersi il suo. Lo pensa Matteo Renzi, che non vuole rinunciare a Italia Viva, e anche +Europa, mai troppo vicina alla vera formazione di una coalizione centrista, fallita già poco prima delle elezioni politiche dello scorso settembre. Un partito unico centrista e liberale di base riformista che è sempre stato il sogno di Carlo Calenda, una Città del Sole – per utopia -, ma che è sempre rimasto Terzo Polo (almeno alle elezioni e per un po’ in Parlamento), fino a tornare ad essere “solo” Azione. Azione che fa rima con defezione. Perché l’allontanamento dalla realizzazione del partito unico, ma anche e soprattutto il distacco da Italia Viva e da una unione più forte, ha fatto collezionare più mal di pancia di quanti l’ex ministro se ne potesse immaginare. E così, dopo le dimissioni del segretario regionale di Azione in Lombardia, Niccolò Carretta, Calenda si è visto arrivare il secondo abbandono nel giro di pochi mesi. Si tratta della consigliera regionale dell’Emilia-Romagna Giulia Pigoni, anche lei al saluto della segreteria. “Dopo lunghe settimane di riflessioni sofferte, lascio Azione e rassegno le mie dimissioni da segretaria regionale, con la convinzione che questo sia solo un arrivederci” ha dichiarato. “Voglio rivolgere un pensiero a Carlo Calenda ringraziandolo per il percorso fatto insieme e la fiducia che mi ha concesso. La mia è una decisione politica e non ha nulla di personale nei suoi confronti” ha precisato la segretaria dimissionaria. Fatale però, per Calenda, è stata la rottura improvvisa con Italia Viva ed il fallimento del partito unico. Entrambi gli ex segretari, infatti, hanno lamentato “un partito sempre più chiuso su sé stesso, votato all’isolazionismo” con un malessere diffuso dentro la creatura fondata da Carlo Calenda. Chiarissime le ultime parole di Pigoni: “Ho visto lievitare tensioni, divergenze, liti che non hanno fatto altro che allontanarci dall’obiettivo finale”, il partito unico. Il tutto, accompagnato dalla delusione del non essere arrivati a destinazione – e nemmeno avvicinati – con conseguente disorientamento della base del partito e della gran parte degli iscritti. Infatti, i due dimissionari potrebbero non essere gli unici, e i guai interni potrebbero aumentare: sembrerebbero non solo vicini altri prossimi abbandoni, ma anche sempre meno stabile il quadro delle alleanze interne. Dissidi che da Azione si aprono a quello che rimane del Terzo Polo e di quel mondo liberale a cui fa da riferimento politico e culturale. Quell’ala liberale – e anche +Europa – dopo la rottura con il leader di Azione ha reindirizzato il percorso in direzione di Matteo Renzi e sulla sponda di Italia Viva, con l’apertura di un dialogo in vista delle elezioni europee del 2024. Europa dove il riferimento è quello di Renew Europe, il grande contenitore delle esperienze liberali, che osserva le mosse di Calenda e che cercherà di farlo entrare nella federazione. Un tassello che potrebbe essere già posto la prossima settimana – il 24 e il 25 maggio – quando proprio Renew terrà a Roma un incontro che avrà come rappresentanti del Belpaese Nicola Danti e Sandro Gozi, rispettivamente vicepresidente del gruppo parlamentare europeo, e segretario del Pde, rappresentanti di Renzi a Bruxelles. E così, un po’ catturando dal Partito Democratico – vedi Enrico Borghi – un po’ raccogliendo gli scontenti liberali, Italia Viva continua a fare scorte e incanalare quanti più simpatizzanti e iscritti possibile. Lo potrebbe fare anche al prossimo congresso di Lde (Liberali Democratici Europei) che si terrà il prossimo giugno a Bologna. Lì potrebbe essere segnato anche l’ingresso in Italia Viva di un altro ex Pd (e in stretti rapporti con Matteo Renzi), Andrea Marcucci, che potrebbe prendere il posto di coordinatore della sigla. E così mentre l’ex premier guarda avanti, pensa al suo partito e al futuro visto dal lato delle Europee 2024, Carlo Calenda rimane aggrappato all’ultima speranza della formazione del partito unico, nonostante la segnata consapevolezza di non poterlo più fare. Perché il leader di Azione continua a pungere, continua a ribadire che “loro non lo vogliono fare” come se riprendendo l’argomento potessero cambiare idea. Difatti, anche nelle ultime ore, Calenda ha tenuto a rassicurare che sono stabili i rapporti con Italia Viva: “Continueremo a lavorare in Parlamento con i gruppi di Camera e Senato. Abbiamo dovuto fare i conti con il fatto che Matteo Renzi non vuole il partito unico ma vuole tenere Italia Viva. Amen, cosa possiamo fare? Con Italia Viva e Più Europa continueremo a lavorare ma come partiti differenti e non unico”. E per concludere, ancora” Non lo vogliono fare”. Insomma, non prendetela sul personale.

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