Attualità

Berlusconi: da Milano 2 a Palazzo Chigi. La saga dell’uomo che cambiò la politica

di Domenico Pecile -


Nel 13esimo capitolo della biografia di Berlusconi raccontata da Alain Friedman il Cavaliere pronunciò una frase profetica, annunciando che sarebbe tornato da vincitore. E il riferimento era alla sua rielezione come senatore dopo che nel 2013 era stato espulso da Palazzo Madama come conseguenza della condanna in via definitiva a quattro anni per frode fiscale. Grillo commentò sprezzantemente: “Non fine di un regime ma di un banale uomo”. Non avendo evidentemente contezza che la vera forza del Berlusca era la capacità di reagire alle sconfitte piuttosto che di bearsi delle vittorie. E così alle ultime politiche era ridiventato Senatore per vestire nuovamente l’abito del regista di quel Centro destra da lui inventato sulle ceneri della prima repubblica.

Silvio Berlusconi è stato infatti per quasi trent’anni il leader indiscusso dei moderati, il polo politico che fino ad allora non era mai esistito, degli italiani ai quali riproponeva come un mantra più benessere e meno tasse, ma anche inventore della politica dell’immagine televisiva capace di ipnotizzare la massaia di Voghera. Berlusconi è stato anche lo sdoganatore di quella Destra che non era mai scesa a patto con nessuno, ma è stato pure il “bau bau” della sinistra che dopo lo Tsunami di Tangentopoli era certa di avere davanti a sé l’autostrada per un lungo, incontrastato regno.

E quando per la prima volta ha dovuto fare i contro con questo imprenditore abituato a vincere anche a costo di sporcarsi le mani ha puntato tutta l’opposizione sulla commistione tra politica e aziende, in primi quelle del colosso Mediaset, che aveva sugellato il trionfo della televisione commerciale. Prima di inventarsi politico, Silvio Berlusconi era già un imprenditore affermato, tanto lungimirante quanto spietato nel raggiungere i suoi obiettivi. Controverso, carismatico, instancabile ma anche spregiudicato, Berlusconi lo era fin da quando, giovane, agli studi preferiva fare cabaret a Parigi il barzellettiere e il cantante sulle navi da crociera. La prima, grande svolta arriva quando decide di dedicarsi al mondo immobiliare. Tra il 1969 e il 1979 a Segrate, periferia Nord est del capoluogo lombardo, nasce Milano 2, progetto di una nuova formula urbanistica. La città ideale, immaginata da Berlusconi, e firmata dagli architetti Giancarlo Ragazzi, Giuseppe Mervelli e, per la parte paesaggistica, Enrico Hoffer.

Quello che diventerà il Cavaliere si muove con disinvoltura nel mondo degli affari, tanto che il suo operato già allora per molti viene definito borderline. Poco dopo acquista Teklemilanocavo, che ribattezza Telemilano, poi diventata Canale5, la prima televisione privata a diffusione nazionale che ha rotto il monopolio della Rai e nel 1980 acquista Mondadori. Berlusconi ha già un impero, ma non si accontenta. Ama il calco. Così, il 24 marzo 1986 acquista il Milan, che cederà soltanto il 13 marzo del 2017. E in mezzo – oltre all’intuizione visionaria di volere in panchina, tra i tanti allenatori blasonati, anche il Carneade Arrigo Sacchi – c’è un palmarès da incorniciare: otto scudetti, una Coppa Italia, sette supercoppe italiane, cinque Champions league, cinque supercoppe europee, due coppe intercontinentali. Fino ad allora l’interesse per la politica era limitato alle ricadute che le decisioni prese in Parlamento potevano avere sulle sue aziende, l’amicizia con Bettino Craxi gli garantiva un occhio di riguardo nel palazzo e tutto sembrava filare liscio. Fu appunto dopo il crollo della prima repubblica che Berlusconi si convinse che solo lui poteva essere in grado di fermare l’avanzata dei post comunisti di Achille Occhetto, che sembravano destinati alla vittoria.

Insomma, un vincente con luci (parecchie) e ombre (tante). Inventa Forza Italia. Su di lui, ed è questo una sorta di lato misterioso, quello del Berlusconi borderline, ci sono stati 35 procedimenti penali, ma è stato condannato una sola volta in via definitiva. Il conto finale segna 11 sentenze di assoluzione – l’ultima in un filone secondario del processo Ruby ter – 10 procedimenti archiviati, otto prescritti e per due è intervenuta l’amnistia. Uomo e politico amato e odiato, venerato e disprezzato. E questo suo destino ha segnato anche la sua attività in Europa dove alle tante gaffes, molte delle quali volute (come le frasi a dir poco ingiuriose nel 2014 contro la premier tedesca Merkel, hanno fatto da contrappeso alcune scelte politiche che sono risultate vincenti. Una su tutte, la storica stretta di mano – auspice appunto il Cavaliere – il 28 maggio del 2002 tra Bush e Putin che, come ebbe modo di dire, “pose fine a più di 50 anni di Guerra fredda”. Non solo, ma osteggiò in tutti i modi la “defenestrazione” del leader libico Gheddafi, voluta soprattutto da Sarkoz. L’amicizia con Putin e la gaffe sulla guerra in Ucraina? Anche questo era Berlusconi.


Torna alle notizie in home