Politica

Berlusconi nella bufera: ha detto le stesse cose di Salvini sulla guerra

Nel centrodestra FdI invece resta su posizioni oltranziste (quelle del Pd)

di Adolfo Spezzaferro -


Silvio Berlusconi finisce nella bufera per aver detto quello che Matteo Salvini ripete da settimane: inviare armi a Kiev e additare Putin come criminale di guerra non aiuta il processo di pace. Il leader di Forza Italia è fortemente critico anche con le posizioni di Usa e Nato rispetto al conflitto russo-ucraino e non risparmia bordate al presidente Usa Joe Biden. Ma l’intervento dell’ex premier a un evento elettorale a Treviglio, in Lombardia, e soprattutto il titolo del Corriere – “Berlusconi giustifica Putin e attacca sugli aiuti militari” – hanno scatenato un putiferio, tanto che FI, Tajani in testa, è corsa ai ripari ribadendo l’assoluta fede atlantista del leader. Anzi, prima che una nota ufficiale del partito chiarisse che Berlusconi in ogni caso condanna l’aggressione della Russia e sta dalla parte dell’Ucraina, persino la Gelmini è rimasta spaesata. “Spero che Berlusconi sia stato frainteso, se cambia la linea si dica”, commenta il ministro per gli Affari regionali.
Ma cosa ha detto di così terribile, l’ex premier? Niente di diverso da quello che va ripetendo il leader della Lega e alleato Salvini. A fare scalpore infatti è che a dirlo sia Berlusconi, il moderato della coalizione di centrodestra. “Non abbiamo un leader nel mondo”, e allo stesso modo “non abbiamo un leader in Europa”, ha obiettato il leader di FI. “Quello che dovrebbe essere un leader mondiale e che doveva avvicinare Putin al tavolo della mediazione gli ha dato del criminale di guerra e gli ha detto di andare via dal governo russo per andare in galera”, ha aggiunto, riferendosi a Biden. Ma il Cav ne ha anche per Stoltenberg. “Un altro, il segretario della Nato Stoltemberg, ha detto che l’Ucraina mai più sarà sotto la Russia e che anche le due repubbliche del Donbass non avranno mai riconosciuta la loro indipendenza. Capirete che con queste premesse Putin è lontano dal sedersi ad un tavolo di negoziazione”. In un quadro del genere, “temo che questa guerra continuerà a lungo. Siamo in guerra anche noi, perché gli mandiamo le armi. Dopo quelle leggere, mi dicono, manderemo cannoni e carri armati e per questo avremo dei forti ritorni delle sanzioni imposte alla Russia sulla nostra economia”, ha fatto presente. Le ricadute a livello globale della crisi ucraina vanno arginate, ecco perché “bisogna pensare a qualcosa di eccezionale per fare smettere Putin di fare la guerra”, ha detto Berlusconi. Da qui l’inevitabile riferimento al vertice di Pratica di Mare. “Io nel 2002 l’ho portato al tavolo della Nato, con Bush e altri leader mondiali, mettendo fine ad una guerra fredda molto dura che durava da oltre 50 anni”. Ma attenzione, dulcis in fundo, Berlusconi lancia pure l’esercito europeo: consentirebbe all’Ue di “diventare una potenza militare mondiale per potersi sedere al tavolo del consiglio del mondo, insieme a Stati Uniti, Russia, Giappone e Cina. Mentre adesso noi non contiamo niente nel mondo”.
Le parole sul rischio di una guerra ad oltranza in Ucraina e su quanto male facciano le sanzioni contro Mosca all’economia europea e italiane sono state controbilanciate dalla nota di FI. Berlusconi, si legge nel comunicato, “ha semplicemente parlato del drammatico costo, in termini di vite umane, di distruzioni, di privazioni, del conflitto in Ucraina, e della necessità di arrivare nei tempi più brevi a una soluzione diplomatica che definisca un nuovo assetto di sicurezza e di stabilità nell’Europa dell’Est, garantendo naturalmente la libertà, l’integrità e la sicurezza degli Stati sovrani”.
Ma il dato politico è evidente: se da un lato FdI è su posizioni oltranziste, in linea con il Pd, per intenderci, dall’altro Lega e FI ora convergono nella critica alla linea dura – armi a Kiev e sanzioni contro Mosca – in questo peraltro in linea con i 5 Stelle di Conte. La presa di posizione di Berlusconi – lo dimostra la nota in cui si ribadisce che lui è per la Nato, gli Usa, l’Ue e la libertà – è un fatto di rilievo, perché dà il polso di come – dopo oltre 80 giorni di guerra – ora (con le elezioni sempre più vicine) si possa dire quello che dicono Salvini e Berlusconi (e che pensa la maggioranza del Paese) senza passare per filorussi e putiniani. Meglio tardi che mai.


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