Esteri

Biden: “Difenderemo la democrazia ad ogni costo”. La Cina propone la pace

di Adolfo Spezzaferro -

JOE BIDEN PRESIDENTE USA ©imagoeconomica


“Difenderemo la democrazia e la sovranità nazionale ad ogni costo”: così il presidente Usa Joe Biden ribadisce l’impegno della Nato e dell’Occidente al fianco di Kiev, “per la libertà”. Nel suo discorso a Varsavia, all’indomani della sua visita a sorpresa nella capitale ucraina, Biden assicura che “il nostro impegno non vacillerà, la Nato è più forte di prima”. “Un anno fa il mondo si aspettava la caduta di Kiev, che invece resta forte, libera e orgogliosa. Kiev non sarà mai una vittoria per la Russia perché il mondo non si è voltato dall’altra parte”, afferma il presidente Usa.
Poi, a dispetto di quanto dichiarato dalla Casa Bianca poche ore prima, ossia che il discorso di Biden non sarebbe stato una replica a quello del presidente russo Vladimir Putin, il presidente Usa chiama in causa il leader russo: “Non è vero che l’Occidente sta cercando di distruggere la Russia. Putin pensava che la Nato si sarebbe spaccata e invece è unita come mai prima. Pensava ci saremmo arresi, si sbagliava. L’articolo 5 dell’Alleanza è solido come roccia: un attacco contro uno dei suoi membri è un attacco contro tutti”. Quest’ultimo passaggio a dire il vero è un po’ forzato, considerato che l’Ucraina non è (ancora) un membro della Nato.
Poi il capo della Casa Bianca accusa la Russia: “Ha commesso crimini contro l’umanità, ha rapito bambini, ha usato gli stupri come arma di guerra. Putin è un dittatore che vuole ricostruire un impero ma non ci riuscirà. La guerra è stata una sua scelta, non una necessità. Mosca dovrà pagare un prezzo per le sue azioni e continueremo e rafforzeremo le sanzioni economiche già questa settimana”. Infine il passaggio chiave: “Solo Putin può porre fine alla guerra, interrompendo l’invasione”. Ciò significa che Nato e Occidente continueranno a fornire armi a Zelensky ad oltranza. Anche se, come ha sottolineato Putin nel suo discorso alla nazione, “è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”.
Insomma, a sentire il presidente Usa, la guerra procederà ad oltranza. Perché Mosca non intende fermarsi prima di raggiungere il suo obiettivo, ossia mettere in sicurezza il Donbass e le popolazioni russofone e filorusse. Ma c’è qualcuno che propone una soluzione negoziale e un piano per la pace. E’ l’altra super potenza mondiale oltre agli Usa: la Cina, che si propone come garante della sicurezza globale, rilanciando la sua Iniziativa per una sicurezza globale (Global Security Initiative), a partire ovviamente dal conflitto russo-ucraino. Il ministro degli Esteri di Pechino, Qin Gang, ha presentato ieria Pechino un “concept paper”, dopo che l’alto diplomatico Wang Yi ha annunciato nella Conferenza sulla sicurezza di Monaco un impegno per favorire una soluzione di pace in Ucraina. In attesa di quello che dirà il presidente Xi Jinping – che nei prossimi mesi andrà a Mosca – il 24 febbraio, anniversario dell’invasione russa, vediamo come si compone la proposta di pace cinese. Posto che “una guerra nucleare non deve essere mai combattuta”, Pechino parla di iniziativa “aperta e inclusiva” e promette “sostegno” a ogni Paese che voglia “unirvisi e voglia sinceramente salvaguardare la pace”. Nello specifico del conflitto nel Donbass, la Cina “continuerà a promuovere i colloqui di pace, a fornire la saggezza cinese per una soluzione politica e a lavorare con la comunità internazionale per promuovere il dialogo e la consultazione in modo da gestire le preoccupazioni di tutte le parti e cercare la comune sicurezza”.

 

Wang Yi intanto a Mosca ha iniziato un tour molto ampio di consultazione dal segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev, uomo chiave delle relazioni russo-cinesi, che ha garantito sostegno a Pechino per alcuni dossier che stanno a cuore a Xi: Taiwan, Xinjiang, Hong Kong e Tibet. L’alto diplomatico cinese dovrebbe incontrare anche il ministro degli Esteri Sergey Lavrov e forse il presidente Vladimir Putin, il quale ieri ha annunciato la sospensione del Trattato Start contro la proliferazione delle armi strategiche offensive. Un vento (di guerra), insomma, che spira nella direzione contraria rispetto all’iniziativa cinese. Xi ha tenuto finora una posizione defilata nello scenario ucraino. Da un lato non ha condannato l’invasione russa, dall’altro non ha riconosciuto le annessioni di Mosca.

 

Più in generale, la Cina si pone ora come unica garanzia di pace globale. Pechino sostiene il suo sostegno a una struttura di gestione della sicurezza globale incentrata sull’Onu. Inoltre chiede che i principali Paesi del mondo s’impegnino a respingere politiche egemoniche e di intimidazione, in modo che si possa costruire una coesistenza pacifica. L’iniziativa di Pechino “individua anche piattaforme e meccanismi di cooperazione. Finora, più di 80 Paesi e organizzazioni regionali hanno elogiato ed espresso sostegno al Gsi. Siamo convinti che con la pubblicazione del concept paper, sempre più Paesi e organizzazioni si uniranno allo sforzo di implementare l’iniziativa e formare una maggiore sinergia nel consenso internazionale e nell’azione per trasformarla in realtà”. Ora parola all’Occidente.


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