Ambiente

Biocarburanti la partita doppia dell’Italia in Ue: il Governo sfida la commissione

di Angelo Vitale -


La mobilità del futuro deve essere sostenibile. Ci crede il governo Meloni. Ci crede Eni che spinge da tempo sui biocarburanti. Perché “di eccesso di virtù si può morire”, diceva poco più di un mese fa l’ad Claudio Descalzi: “Un errore la decisione di escludere i biocarburanti dai veicoli a partire dal 2035. Una decisone top-down con un obiettivo importante, ma scorretto è aver dato a un obiettivo ambientale un obiettivo tecnologico”. Eni va avanti per la sua strada e, in asse con i Paesi africani da cui arrivano i prodotti per la lavorazione, accelera distribuendo i suoi prodotti, ora in dotazione alla flotta che trasporta carburanti alle sue station, 300 mezzi che hanno percorso 200 mila km andando a diesel Hvo prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. A ritmo crescente la produzione. Gela è ormai a 736 mila tonnellate annue di biofeedstock. Porto Marghera è a 400mila tonnellate e punta a crescerne della metà nel 2024. L’orizzonte è andare anche oltre l’Europa. Obiettivo Usa guardando anche al Far East, dice Stefano Ballista, ad di Eni Sustainable Mobility, “perché lì ci sono gli scarti e i residui per la lavorazione”.
In Europa, una deadline formale in cui la Commissione dovrà presentare la sua proposta finale sui CO2 neutral fuels non c’è. E quindi si cerca di glissare. O di scegliere l’immobilismo. Questa l’accusa dell’europarlamentare di Fi Massimiliano Salini, solo pochi giorni fa intervenuto alla Commissione Trasporti quale relatore Ppe. “Un immobilismo preoccupante – ribadisce -. Secondo indiscrezioni, contrariamente a quanto promesso alla Germania per ottenerne il voto in Consiglio, l’esecutivo Ue nulla starebbe facendo, né al momento intenderebbe fare, per redigere gli atti delegati annunciati dopo l’accordo sugli e-fuel e i nuovi standard di CO2 per le auto. Ma noi stiamo invece giocando d’anticipo, perché la partita sullo stop a diesel e benzina è tutt’altro che chiusa”. Una partita cui guarda da Roma il Governo. “La nostra battaglia per salvaguardare il motore a scoppio e includere i biocarburanti, prodotti principalmente in Italia – spiega -, continua sul nuovo regolamento degli standard CO2 per i mezzi pesanti e sul regolamento Euro 7. Come Ppe, abbiamo presentato una serie di emendamenti ad entrambi i testi,per una definizione di carburanti neutri in grado di includere i biocombustibili, oltre agli e-fuel. Se la definizione passasse, creerebbe un precedente impossibile da ignorare”. Serve una definitiva chiarezza: “Nel Considerando 11 del regolamento che impone lo stop alle auto diesel e benzina dal 2035, si parla solo di “CO2 neutral fuels” e non dei carburanti sintetici che si vorrebbe far credere essere l’unica soluzione green sostenibile per mantenere in vita il motore a scoppio. Sul piano tecnico è impossibile escludere i biocombustibili, a pari neutralità con gli e-fuel. E’ prioritario passare dal conteggio delle emissioni Tail-pipe, quelle al tubo di scarico, al realistico Life cycle approach che calcola le emissioni nell’intero ciclo produttivo”. Occorre – conclude – la neutralità tecnologica e “un percorso per l’automotive realistico e non ideologico: se l’energia che alimenta i mezzi elettrici viene prodotta con carbone o fonti fossili, è assurdo e ipocrita presentare l’abolizione del motore a scoppio e l’elettrificazione nei trasporti come la panacea green che risolverebbe il problema delle emissioni di CO2”.


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