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Bonanni: “Il sindacato? Non si è adeguato ai tempi. E c’è chi sciopera con la destra e tace col Pd”

di Edoardo Sirignano -


“Il sindacato? Non si è adeguato ai tempi. E c’è chi sciopera con la destra e tace col Pd”

di EDOARDO SIRIGNANO

“Mentre c’è chi come primo obiettivo si propone di dialogare con i governi per trovare soluzioni, c’è poi chi si comporta da Terza Internazionale. Mi riferisco a Landini che quando c’erano i 5 Stelle non si faceva promotore di iniziative. Da quando, invece, c’è il centrodestra intende fare uno sciopero al giorno”. A dirlo Raffaele Bonanni, ex segretario generale della Cisl.

Secondo l’Ocse calano i lavoratori iscritti ai sindacati. Perché?

Il calo avviene solitamente quando cambia un’epoca. La grande fabbrica non c’è più e tutto finisce col diventare sempre più digitale. Le risposte ai lavoratori, soprattutto nelle società industriali avanzate, non riescono a essere date come avveniva trenta anni fa. Mi riferisco sia al piano ideologico che a quello pratico. Siamo di fronte a chi troppo spesso resta indietro a un mondo che sta cambiando. L’altra faccia della medaglia è, appunto, un lavoro avanzato che non riesce a riconoscersi in un sindacato che sa gestire troppo poco le sfide della modernità.

Faccia un esempio…

Non si riesce ad andare dalla retribuzione oraria a quella sui carichi di lavoro. Questo è uno dei tanti problemi su cui bisogna dare risposte. Si pensa ancora troppo alla quantità e poco alla qualità del lavoro. Lo si vede in ogni ambito.

I cambiamenti, quindi, vanno più veloci delle associazioni di categoria?

Vanno più veloci delle associazioni di categoria come della politica. Un problema serio, piuttosto, è che partiti sempre più populisti e a stampo personalistico si pongono come alternativa allo stesso sindacato. Vogliono fare loro direttamente le contrattazioni. Si intrufolano su tutte le vicende, anche quelle che dovrebbero essere regolate dall’impresa e dai lavoratori. C’è una sorta di accerchiamento che spinge le persone a non fidarsi.

Un discorso più generale riguarda la classe dirigente, che come appunto in politica, non è più quella di una volta…

Il sindacato italiano ha avuto sempre due forme. La prima è la contrattualista, come quella della Cisl e della Uil, che si ispira al modello anglosassone e cerca di dialogare con ogni governo, senza alcuna esclusione di colore. Questa ha come unico scopo trarre dei vantaggi per i lavoratori. La seconda, invece, è quella di una sinistra che si ispira a modelli da Terza Internazionale. Quest’aspetto, purtroppo, resiste e non poco. Landini parteggia in modo palese. Quando c’erano i 5 Stelle al governo non faceva iniziative. Da quando, invece, c’è il centrodestra intende fare sciopero ogni giorno.

Avere un’offerta diversificata è un vantaggio o uno svantaggio?

Il pluralismo ha portato il sindacato italiano ad avere più iscritti. Nelle realtà anglosassoni, il lavoratore ha una sola scelta. Ciò non accade in Italia, dove ci sono più sigle, c’è più offerta. Una difficoltà, a livello nazionale, invece, è quella inerente a un sindacato che spesso si fa spingere dal corporativismo, ormai sempre più presente, dimenticandosi delle questioni generali.

Non a caso, comunque, c’è più rappresentanza rispetto a tante altre nazioni europee…

Essendo plurale ognuno riesce a catturare l’attenzione e la fiducia di una fetta di popolazione.

L’attuale sindacato riesce a incidere sull’esecutivo Meloni, come avveniva in passato?

Il governo Meloni è stato visto di buon occhio da quelle associazioni che non hanno come fine ultimo urlare in piazza. Detto ciò, esiste ancora un sindacalismo pragmatico, che non guarda al colore politico, ma al risultato. Questo, per fortuna, viene ancora premiato dalla gente. La Cisl e al Uil, ad esempio, sono molto più attente ad abbassare il cuneo fiscale e ai problemi connessi alla produttività. Ecco perché una Meloni, che non vuole farsi accerchiare da una sinistra che usa il sindacato per abbattere l’avversario di turno, ha tutto l’interesse a farsi apprezzare in determinati ambienti, interessati più alle soluzioni di cui il Paese necessità che alla propaganda.

Facendo un mea culpa, però, possiamo dire che sono stati commessi degli errori da tutte le associazioni?

Il più grande sbaglio è stato quello di aver perso terreno rispetto alla modernità. In questo senso, bisognava fare molti più sforzi. Altrimenti si perde la sfida nello stare dietro a una realtà che si adatta a un contesto differente. Così si viene stretti contemporaneamente dal vecchio, che non si riesce più a soddisfare e dal nuovo, che purtroppo non si è capito e quindi non crea prospettive.


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