A CONTI FATTI – Gli italiani ora temono la carestia
grano carestia
Altro che chiacchiere: gli italiani, adesso, temono la carestia. E, del resto, non gli si può dare torto. Prima la “peste” del Covid, poi la guerra (tra Ucraina e Medio Oriente), manca solo che finisca il cibo o, quantomeno, che non ce ne sia più in abbondanza per tutti. Stando al rapporto Coldiretti-Censis, ben sei cittadini su dieci temono che, a causa dei conflitti in tutto il mondo e per colpa dei cambiamenti climatici, il cibo possa diventare sempre di meno. Per il 76% degli italiani, perciò, sarebbe urgente aumentare la disponibilità di terreni agricoli e iniziare a lavorare all’autonomia alimentare. Niente di nuovo sotto il sole. Già, perché tutto ciò ce lo si era già detti qualche anno fa, all’indomani dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e della chiusura dei porti sul Mar Nero. Fatto che aveva complicato, e non poco, i rifornimenti di cereali e semi oleosi dall’Est europeo facendo esplodere prima la speculazione e poi l’inflazione contro cui l’Ue ha ingaggiato una lotta spietata, una cura da cavallo che ha di fatto paralizzato la produzione e l’industria europea.
Lagarde e la strategia dell’opossum
La strategia dell’opossum per tentare di dribblare i dazi Usa. Christine Lagarde, governatrice della Bce, ha dichiarato al Financial Times che, per l’Europa, è arrivato il tempo di negoziare e, per convincere Donald Trump a sedersi al tavolo occorre dimostrare un po’ di buona volontà. E acquistare, quindi, prodotti Usa: dal gas fino alle armi. Una tattica che non appare, a tutta prima, vincente: il gnl americano non è propriamente il più conveniente sul mercato e il settore della Difesa può diventare il primo comparto davvero “europeo” e per farlo occorre sostenere la produzione continentale.
A letto senza smartphone
L’Australia ha vietato i social ai ragazzi di età inferiore ai 16 anni. Il Parlamento ha trovato la quadra e, a grande maggioranza, ha votato a favore del ban. Un guaio davvero grosso per Meta, Tik Tok e i satrapi digitali. Perché l’esempio di Canberra può fare scuola, almeno lo spera il primo ministro Anthony Albanese che ha parlato di “iniziativa trainante a livello globale”. L’Europa potrebbe seguire presto. La Francia ha avviato il dibattito già da mesi e l’Ue ha sanzionato, più volte, le cattive pratiche delle piattaforme social che danneggiano i minori a livello psicologico.
Torna alle notizie in home