Attualità

Braccio di ferro dei taxi, nuovo sciopero nazionale il 5 e 6 giugno

di Domenico Pecile -


Sciopero nazionale di due giorni dei taxi. La protesta, indetta da quattordici sigle sindacali, si terrà il 5 e 6 giugno prossimi. Si annunciano disagi in tutta Italia e soprattutto nella capitale che rischierà la paralisi. La protesta arriva a ridosso di quella del 21 maggio. L’annuncio ufficiale è arrivato ieri mattina. I taxisti annunciano dunque il nuovo braccio di ferro col Governo. “Non essendo pervenuta alcuna convocazione ufficiale dopo lo sciopero del 21 maggio, contro i diffusi fenomeni di abusivismi presenti nel settore e per chiedere la regolamentazione delle piattaforme tecnologiche – si legge in un comunicato congiunto – siamo stati costretti a proclamare un nuovo fermo nazionale di 48 ore. Il governo deve necessariamente riaprire il confronto, interrotto dopo la calata nel nostro Paese di uno dei massimi dirigenti mondiali di Uber – hanno ammonito i sindacati – per arrivare a definire un quadro di regole che contrasti i fenomeni di abusivismo e sia chiaro per tutti”.
La vicenda ha già incendiato il clima politico. Assoutenti ha chiesto immediatamente la precettazione. “Lo sciopero dei taxi è una vergogna nazionale. Ministero dell’Interno, Commissione di garanzia sugli scioperi e Prefetti – si legge in una nota – per garantire di diritti degli utenti e precettare i tassisti”. Secondo Assoutenti, infatti, si tratta a tutti gli effetti di “uno sciopero contro i cittadini, ingiustamente usati dalle organizzazioni sindacali dei tassisti per contestare l’aumento delle licenze e difendere su territorio i propri privilegi. Uno sciopero oltretutto paradossale perché ridurrà ulteriormente un servizio che è già palesemente insufficiente nelle principali città del nostro Paese”. Da qui la richiesta al governo al fine di garantire i diritti degli utenti, “adottando provvedimenti tesi ad assicurare il servizio di trasporto pubblici non di linea nelle giornate del 5 e 6 giugno”. Dura anche la presa di posizione del presidente nazionale di MuoverSì Confederazione Ncc e Mobilità, Andrea Romano, secondo cui i tassisti non si rendono conto del “disastro in cui versa il trasporto pubblici non di linea nelle nostre città, anche per colpa di regole del tutto squilibrate a loro favore e del tutto inadeguate a rispondere alle nuove richieste dei cittadini. Di questo passo è più che probabile che a scioperare siano i passeggeri, che a milioni stanno cercando alternative di mercato a un servizio fermo dal secolo scorso”. Per Romano, inoltre, si dovrebbe ricordare “l’entusiasmo con cui le associazioni taxi accolsero, lo scorso 3 aprile, le bozze di decreti attuativi presentate dal ministro Salvini nella sede del Ministero. Decreti assolutamente squilibrati a loro vantaggio e destinati a punire milioni di imprese e operatori Ncc, con gravi danni per la mobilità delle nostre città. Oggi alcune associazioni taxi pretendono un ulteriore trattamento di favore, a maggiore danno dei cittadini e di servizi di mobilità che sono già al collasso. Viene da dire che al peggio non c’è mai fine”.
I sindacati delle auto bianche hanno replicato spiegando che il servizio pubblico “riveste per i territori e per l’utenza un’importanza estremamente rilevante in quanto complementare e integrativo del trasporto pubblico di linea, tale delicata funzione deve essere tutelata dall’azione di soggetti che basano la loro attività su logiche meramente speculative a discapito del lavoro e delle garanzie per l’utenza”. I sindacati ricordano che la protesta riguarda essenzialmente il rilascio delle autorizzazioni, in particolare quando sono destinate “a servire altre realtà, alimentano un fenomeno presente in tutti i grandi centri urbani e oggi ulteriormente amplificato dalle piattaforme digitali che variano i prezzi con i lori algoritmi moltiplicando tariffari, schiacciando ulteriormente il servizio taxi con la loro concorrenza sleale”. Insomma, per i tassisti non ci sono carenze di auto bianche e dunque il vero vulnus, dicono, riguarda l’esistenza di piattaforme digitali.


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