Caporalato, fu abbandonato per strada dopo un grave infortunio
Un ennesimo grave episodio di caporalato: un operaio magrebino irregolare era stato abbandonato su una strada di Panarea, alle isole Eolie, dopo essere rimasto schiacciato dal muletto sul quale stava lavorando e che si è ribaltato mentre percorreva una strada di montagna. Una vicenda che ricorda la vicenda di Satnam Singh abbandonato nei campi di Latina dopo un grave infortunio di lavoro e morto il 19 giugno scorso in ospedale a Roma.
A soccorrere l’uomo nelle Eolie fu un passante che lo accompagnò alla guardia medica di Panarea. Lì, vista la gravità delle lesioni (frattura del perone e lesione al legamento di un ginocchio), fu portato prima all’ospedale di Milazzo e poi elitrasportato al Cannizzaro di Catania. Un incidente avvenuto più di un anno fa, il 10 novembre 2023, con l’operaio che sporgeva denuncia il 21 dicembre successivo. Da allora le indagini, che sono state condotte dal Nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro di Messina, con il supporto della Compagnia di Milazzo, oggi a eseguire un’ordinanza di misura cautelare personale (divieto di dimora) e reale (sequestro penale preventivo), emessa dal Gip del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, nei confronti del datore di lavoro accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il tanto famigerato caporalato.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo “avrebbe sottoposto a sfruttamento lavorativo, approfittando dello stato di bisogno, almeno 7 dipendenti di nazionalità marocchina non in regola con la legislazione vigente impiegandoli alle proprie dipendenze in violazione della normativa sull’orario di lavoro, sulla retribuzione nonché in violazione delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro sottoponendoli, inoltre, a condizioni lavorative e alloggiative umilianti in una condizione di assoluto degrado”.
Gli operai a Panarea vivevano all’interno di tre container con diversi posti letto, una cucina fatiscente e un unico bagno “in stato di assoluto degrado”. Percepivano una paga dai 5,70 euro ai 7 euro per almeno 10 ore di lavoro al giorno, sette giorni su sette, e venivano minacciati di non essere pagati se non sottoscrivevano le dimissioni volontarie. Nel corso dell’operazione, si è proceduto anche al sequestro penale preventivo dei container e al sequestro di due mezzi utilizzati durante l’attività lavorativa.
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