Cultura & Spettacolo

Carmen Pierri: “Io timida, convinta, grande lottatrice”

di Nicola Santini -


Quattro anni Carmen Pierri fa vinse il talent-show “The Voice” e in seguito ha avuto la possibilità di duettare con artisti del calibro di Arisa, Gigi D’Alessio, Maurizio Vandelli e Juliette Ashby. Oggi, ancora più consapevole delle sue doti artistiche, torna sul mercato discografico con una nuova canzone.

Carmen, come nasce “Corde vocali”?
Questo brano è nato durante un periodo di riflessione musicale. Ho vissuto un lasso di tempo in cui ero molto distratta dai miei progetti artistici, e anche dallo studio, per via di alcune situazioni che ho vissuto e da cui io stessa mi sono fatta intrappolare. Poi tutto d’un tratto mi sono seduta a tavolino con me stessa e mi sono imposta di riflettere, di rimuginare sui miei perchè, sui miei sogni, sulle mie paure. “Corde Vocali” è stata la risposta a questi perché, a questi sogni e soprattutto alle mie paure. È stata la mia terapia, se così si può dire, e dal testo di questo brano si comprende bene il motivo.
Cosa aggiunge questo brano alla tua discografia?
Sicuramente una maggiore maturità artistica, anzi forse dire una più tangibile consapevolezza. Volevo registrare un brano che non fosse né commerciale, ma neanche lontano dal pop- soul che è il genere verso cui mi porta la mia voce. Le reminiscenze soul si trovano nelle parti del “bridge”, quello che in musica indica il pre-ritornello: in questi punti ho scelto di inserire delle sequenze di note che dessero una sensazione di sospensione, di mistero all’ascolto, infatti il bridge è la mia parte preferita. È il primo brano di cui sono compositrice nella mia ancora breve discografia, per cui credo che musicalmente sia quello che si avvicini di più a come sono fatta io, nel senso che io stessa, con ago e filo, ho cucito su misura le note che più mi stavano bene addosso, o meglio sulle mie corde vocali, appunto. E per questo mi piacerebbe anche ringraziare gli altri autori Lorenzo Gioacchin e Riccardo Romano e il mio produttore Matteo Tateo.
Qual è il messaggio di questa canzone?
Beh, come in ogni canzone spero sempre che, attraverso un’interpretazione o un’altra che le si conferisca, ci sia sempre anche una sola frase che possa colpire chi la ascolta. Ovviamente il mio augurio è che ci sia ben più di una frase, ma poi questo dipende anche dal vissuto di chi sta indossando le cuffiette. Ognuno ha vissuto delle esperienze che lo portano ad avere maggiore sensibilità verso un tema o un altro. Mi piacerebbe far arrivare alle persone è un incoraggiamento a rivoluzionarsi. Ciò che intimorisce di più è il cambiamento, e io in primis ne sono spaventata: il messaggio lo lancerei, oltre che agli altri, a me stessa. Sono una che tende a voler lottare eccessivamente per le persone, per le cose, i beni a cui tengo. Sono sempre stata propensa a non far avvenire questi fatidici cambiamenti. Ho sempre pensato che combattere fosse meglio che lasciar andare. Il problema è che io ho sempre condannato questo mio modo di essere, ma ho capito, anche grazie all’aiuto del mio papà, con cui mi confronto nei momenti di difficoltà, che questa è una forza, e non è da tutti. Voler e saper lottare non è da tutti. Nel testo del brano c’è scritto “Non mi somiglia per niente chi si arrende”, ed è la verità. Ma la verità è anche un’altra: bisogna imparare a vedere il cambiamento come evoluzione, io invece l’ho sempre visto come un drastico allontanamento dalla persona che ero. Ogni cambiamento mi avrebbe portato a cambiare me stessa, e di questo mi intimorivo. È vitale invece, riuscire a mollare, lasciar andare, come mi ha insegnato la canzone “Vince chi molla” di Niccolò Fabi, che tra l’altro ho anche tatuato sulla schiena!
Il duetto dei tuoi sogni?
Se devo sognare preferisco farlo in grande. Starei volentieri sul palco con Alicia Keys o Stevie Wonder. O tutti e due, perché no?
Quali ricordi conservi della tua vittoria di qualche anno fa a “The Voice”?
Quell’esperienza è stata la più bella della mia vita e non smetterò mai di dirlo. Sono cambiata tantissimo dopo The Voice, prima ero timidissima. Non credevo in me, anzi peggio, non capivo l’importanza del dono che tutti mi dicevano che avessi, non sapevo fosse una cosa tanto importante o da apprezzare: ce l’avevo e basta, come avere i capelli bruni è una caratteristica, stop. Poi ovviamente crescendo ho imparato a comprendere, e The Voice è stata un po’ la mamma che ha curato questa mia insicurezza.


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