Cronaca

Caso Phica e dintorni, Procura Roma verso una maxi inchiesta

Il procuratore aggiunto Cascini a capo del team che coordinerà le indagini

di Angelo Vitale -


La Procura di Roma appare orientata ad andare verso una maxi inchiesta che comprende il caso legato al sito Phica e al gruppo Facebook “Mia moglie”, i siti coinvolti nella pubblicazione di foto di donne, anche attrici e politiche, senza consenso, accompagnate da commenti sessisti. L’inchiesta romana potrebbe unificare più fascicoli, acquisendo l’informativa della Polizia postale su Phica e concentrandosi anche sul gruppo Facebook, per cui si ipotizza, tra gli altri, il reato di revenge porn.

Dal caso Phica agli altri siti: un’unica grande inchiesta?

L’amministratore del sito Phica è stato individuato: si tratta di Vittorio Vitiello, 45enne residente a Scandicci in provincia di Firenze, originario di Pompei, che avrebbe gestito la piattaforma per vent’anni. Le accuse al forum potrebbero spaziare dalla diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite, diffamazione, estorsione fino ad altre pericolose fattispecie come istigazione a delinquere e vilipendio di cariche dello Stato, soprattutto considerando il coinvolgimento di personalità politiche. Altre Procure in Italia, come quella di Firenze, sono già entrate in azione: quella toscana ha già ascoltato Vitiello che sui social si dice estraneo alle accuse.

A Roma il coordinamento delle indagini

Il coordinamento romano, guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, sembra propenso a centralizzare le indagini, riunendo i diversi fascicoli in un maxi procedimento più ampio, vista la complessità e la portata nazionale del fenomeno. Il gruppo Facebook “Mia moglie” è strettamente collegato all’indagine sul sito Phica, poiché entrambi si trattano di casi di violazione della privacy e insulti sessisti su piattaforme social.

Unificare tutti i fascicoli e le denunce provenienti da diverse città italiane – questo il probabile obiettivo – permetterebbe una gestione più organica e coordinata dell’inchiesta, evitando duplicazioni e sovrapposizioni. E ricostruendo in modo più completo la rete degli indagati e dei reati connessi.

Quasi un messaggio forte, dalla Capitale, sulla gravità del fenomeno e sull’impegno dello Stato a combattere la violenza online e la violazione della privacy.


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