Caso Phica ecc, Candiani (Lega): “Nessuna deroga per l’odio online”
L'opinione del vicepresidente della Commissione Finanze su web e social che seminano la violenza digitale
Caso Phica e dintorni dell’odio online: sul forum hard accusato di diffondere violenza digitale sessista che ha chiuso dopo 20 anni per esclusiva volontà dei suoi gestori dopo la deflagrazione dello scandalo che ha coinvolto donne del mondo dello spettacolo e della politica e sui Gruppi social arrivati alle cronache come quello Facebook Mia Moglie, la Procura della Repubblica di Roma sta valutando l’apertura di una unica maxi inchiesta.
Siti hard e social dell’odio online: una maxi inchiesta
La coordinerebbe il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, aderendo ad un orientamento propenso a centralizzare le indagini, riunendo i diversi fascicoli in un maxi procedimento più ampio, vista la complessità e la portata nazionale del fenomeno dell’odio online. Centralizzare le indagini permetterebbe di affrontare in modo coordinato e organico i casi che coinvolgono molteplici vittime, gli accertamenti sui soggetti che potranno essere individuati, evitando così duplicazioni e dispersioni investigative.
Una gestione unitaria per una ricostruzione completa e per individuare tutte le responsabilità e le società coinvolte. Passerebbe in secondo piano, quindi, l’ipotesi circolata all’atto della notizia, nei giorni scorsi, del completamento di una prima informativa della Polizia Postale allorquando si prefigurava una possibile collaborazione incrociata con altre eventuali Procure al lavoro.
Una c’è già, quella di Firenze che ha già sentito il proprietario del forum hard, un 45enne originario del Napoletano e ora residente in Toscana. Questo primo commento, per ora, è ancorato ai verbi al condizionale, nell’evidenza della notizia che sicuramente servirà su tutti i media e le tv a proseguire una narrazione finora conseguenza dello scandalo delle molte denunce fatte dalle donne incappate in queste piattaforme dominate dal sessismo.
Cosa serve fare
Rimane, però, da settimane sospeso il piano delle azioni che servono a dare finalmente una stretta al web e ai social per impedirne una deriva caratterizzata dall’odio e dalla diffamazione online.
L’identità, fin da subito, ha provato a far parlare chi, nel mondo della politica, ha messo in atto o nutre idee per azioni che puntino a questa inversione di rotta da tutti pretesa. Le leggi possono essere aggiornate, per questo si prefigura persino un’azione bipartisan in un Parlamento ove finora è stata rara, per la necessità quasi fisiologica della polemica, l’unità di intenti.
E servono – lo dicono i fatti che ogni giorno a piccoli brandelli vengono a galla solo per merito dei media che se ne occupano – approfondimenti sempre più accurati su un mondo del web che per troppo tempo è cresciuto e si è ampliato, nel nostro Paese, anche sull’unico terreno della indispensabile libertà di espressione. Parliamo delle istituzioni competenti. O per esempio del Fisco. Non un esempio a caso.
In questi giorni, nella vicenda, sta emergendo infatti un web che monetizza il commercio dei suoi contenuti arrivando a chiedere e riscuotere danaro, anche in criptovalute – per rimuovere foto e commenti.
L’intervista a Stefano Candiani (Lega), vicepresidente Commissione Finanze della Camera
Serve un Fisco più preciso?
“Su questa faccenda io vorrei evitare un approccio del tipo “Basta che paghino le tasse e poi possono fare quello che vogliono”. Perché ci sono delle cose che non devono essere fatte e devono essere impedite, non possono essere in qualche modo legalizzate pagando una tassa. Nel caso specifico, utilizzare il dileggio e la diffamazione nei confronti di una persona, piuttosto che farsi pagare poi per ripulire la web reputation, è qualcosa che deve essere fermato dal punto di vista penale e non ci può essere in alcun caso una mediazione dal punto di vista economico“.
Cosa vuol dire?
“Faccio un esempio molto borderline. Il gioco d’azzardo in Italia è vietato per legge ed è esercitato in deroga al codice penale. Non vorrei che si arrivasse a una soluzione simile, al “Se ci paghi una tassa ci sono delle vie per farlo”. Due cose da tenere nettamente distinte. Qui sono emerse pratiche brutali, barbare, in grado di annullare la personalità di una persona e devono essere contrastate in ogni modo”.
E l’attenzione da prestare alle criptovalute?
“E’ un ambiente che il Fisco deve tenere sotto controllo, per evitare che vengano adottate modalità per consentire sacche di evasione o che diventino perfino strumento di agevolazione del crimine“.
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