Politica

Celotto: “Una riforma possibile e la Carta cambierà meno che con Renzi”

di Edoardo Sirignano -

ALFONSO CELOTTO DOCENTE


“Una riforma possibile e la Carta cambierà meno che con Renzi”. A dirlo il costituzionalista Alfonso Celotto.

Andando oltre i colori politici, il premierato è utile all’Italia?

Se le riforme funzionano, si riesce a capirlo solo quando sono entrate in vigore. Sulla carta, però, sembra si tratti di un qualcosa che porti vantaggi. Consente una maggiore identificazione del voto col governo. Non è ancora chiaro, comunque, se e quanto riuscirà a rafforzare l’esecutivo.

Qualche deputato sostiene che in questo modo sarà tolto potere al Parlamento? È d’accordo?

Assolutamente no! I poteri restano bilanciati tra parlamento, governo e presidente della Repubblica. Il presidente del Consiglio ovviamente diventa un po’ più forte, ma non è un’idea nitida tipo il sistema all’americana, in cui tanto potere va a una sola persona.

Altri, invece, parlano di penalizzazione per il Capo dello Stato, che non avrebbe più il potere di nominare il premier…

Sono d’accordo parzialmente. In 19 legislature, è stato nominato sempre il presidente del Consiglio dal partito che ha vinto le elezioni, che al limite ha potuto anche non scegliere la figura di riferimento primaria, cioè Conte e non di Maio. È una conferma, dunque, della prassi tutta italiana che prevede appunto che, come primo governo, venga nominato sempre quello che esce dalle elezioni. Indicato dal popolo o dal Capo dello Stato, dunque, non cambia molto. Il problema vero è quando cade il primo governo della legislatura. Lì, però, tocca un’altra volta al presidente della Repubblica nominarlo.

Ritiene giusto, invece, tagliare i senatori a vita?

Lo ritengo un aspetto marginale. I senatori a vita sono un retaggio storico di quando il Senato veniva nominato dal re. Non sono un punto centrale del nostro sistema. Tale scelta, a mio parere, è solo un modo per evitare che i senatori a vita incidano sulle maggioranze politiche.

La riforma voluta da Meloni, in generale, può essere migliorata?

Tutto è migliorabile. È una riforma equilibrata. Non è ancora chiaro se renderà i governi realmente più stabili, essendo un qualcosa a metà o meglio ancora un sistema anomalo. Non imita né il modello francese, né quello americano, tedesco o spagnolo, ma è un qualcosa di prettamente italiano che mantiene le due figure e cerca di bilanciarle. Va, dunque, studiato bene per capire se sarà meglio o peggio di prima.

Quali sono stati i cambiamenti mancati?

Questa riforma ha un grande pregio: modifica solo tre-quattro articoli della Costituzione, a differenza delle riforme Renzi o Berlusconi, che invece intervenivano su 30-40 articoli. In questo caso, tutto è abbastanza mirato. L’ unico punto importantissimo che non viene affrontato è la questione del bicameralismo perfetto, argomento su cui, a mio parere, bisogna ancora approfondire.

Cosa si dovrebbe fare in tal senso?

Bisognerebbe individuare una procedura più snella, capire se è utile passare a un monocameralismo o piuttosto fare un bicameralismo differenziato. Le soluzioni sono diverse. La certezza è che si tratta di un capitolo tutto da scrivere.

I governatori delle Regioni, così come i sindaci delle grandi città, chiedono il terzo mandato. È giusto concedere tale prerogativa?

In linea di massima, va stabilito un limite ai mandati. Ce lo insegna la democrazia americana col caso Roosevelt. Dopo che fu eletto per quattro volte venne messo un limite. Questo può essere due, tre o quattro, ma bisogna stabilirlo una volta per tutte e non cambiarlo continuamente.

Non sarebbe utile mettere mano anche al sistema elettorale?

Non puoi fare questo tipo di riforma senza modificare la legge elettorale.

Verso quale sistema bisogna andare?

Serve un sistema para-presidenziale, che faccia vincere qualcuno, ovvero un maggioritario. Allo stesso modo sarebbe opportuno introdurre un eventuale premio di maggioranza, sempre nei limiti che ci ha detto la Corte Costituzionale con la sentenza 1 del 2014, cioè un premio di maggioranza che non svilisca l’uguaglianza del voto.

La tanto discussa Autonomia, infine, sarà realizzata oppure no?

L’Autonomia certamente meriterebbe una riforma più ampia. Dovremmo, però, capire una volta per tutte se vogliamo avere le Province, le Regioni, tutte e due o nessuna delle due.


Torna alle notizie in home