Centro sociale Askatasuna sgomberato. Salta il patto con il sindaco Lo Russo
Il blitz alla sede del quotidiano La Stampa è solo l’ultimo atto violento in ordine di tempo di cui si è reso protagonista il centro sociale Askatasuna. Ammesso che fino al momento in cui l’edizione odierna del nostro quotidiano sarà in edicola non ce ne siano altri, visto che nella serata di ieri è stato organizzato un corteo con toni abbastanza minacciosi. Perché la verità è che da questo gruppo di invasati c’è da aspettarsi di tutto. La lista delle violazioni per le quali ieri la sede di Askatasuna è stata perquisita e poi sgomberata è infatti decisamente lunga. E l’occupazione dell’edificio pubblico di Torino dove era ospitata fino a ieri è l’ultimo dei problemi. Anzi, non lo è affatto. Il tema è che non si può dare cittadinanza e, tantomeno, immaginare una sana collaborazione con chi fa della violenza una bandiera.
Arginare i violenti non significa soffocare il dissenso
Questo non significa reprimere niente e nessuno. Alcuna idea e nessuno di quelli che le propina. Significa aver rispetto della legalità e pretendere che questa venga a sua volta rispettata. Quando la Marina israeliana ha assaltato le imbarcazioni della Global Sumud Flottila le strade di tantissime città italiane si sono riempite di manifestazioni spontanee nate a tardissima sera. Cortei che per lo più non hanno causato scontri con le forze dell’ordine, neanche dove, come a Roma, l’idea dei manifestanti era quella di raggiungere Palazzo Chigi per protestare contro il governo. Quelle immagini di fiumi di persone civili benché indignate, pacifiche benché arrabbiate, sono ancora vivide e rappresentano l’emblema di come si manifesta il dissenso. Anche all’improvviso, senza aver chiesto alcun permesso come pure sarebbe previsto. Questo perché protestare è un diritto, protestare si può e lo si fa.
L’errore del patto con il centro sociale Askatasuna
Senza troppe difficoltà. Distruggere, danneggiare luoghi pubblici o privati e far valere le ragioni della violenza è, invece, un’altra cosa. E questo non si può fare. Ecco perché il ‘patto di collaborazione’ che il sindaco di Torino Stefano Lo Russo aveva stretto con il centro sociale Askatasuna, fiducioso di poter avviare un progetto con il centro sociale, è stato un errore. Come tirarsi indietro solo oggi, dopo che il centro sociale è stato sgomberato, è assolutamente tardivo. Tanto più dopo l’attacco alla sede de La Stampa dopo il quale, invece, il primo cittadino di Torino ha continuato a traccheggiare. Quell’accordo è stato un tentativo chiaramente fallito, come ammesso dallo stesso esponente del Pd Stefano Esposito già giorni fa. A dimostrazione che chi adesso sostiene sia stato “tempestivamente” rotto lo fa strumentalmente. Perché è consapevole di averlo erroneamente sostenuto.
Torna alle notizie in home