Attualità

“Chigi femminile? Farà bene a tutti”

di Rita Cavallaro -


All’alba dell’incarico di governo a Giorgia Meloni, dal mondo femminile si levano i vessilli. Non sull’onda di un’ideologia politica, ma per l’orgoglio della conquista. Perché una donna premier può rappresentare plasticamente lo spartiacque culturale nell’uguaglianza di genere e superare l’ipocrisia delle quote rosa. Angelica Krystle Donati ne è convinta. Lei che è stata insignita con il premio “Donna dell’Anno” ai Real Estate Awards 2020, per aver conquistato le vette di un settore fatto al 98 per cento da uomini: quello delle costruzioni. E da presidente donna di Ance Giovani, con una formazione in Inghilterra ed esperienze professionali in Goldman Sachs, lancia un monito al Paese. “L’Italia dovrebbe prendere esempio dall’Europa sulla valorizzazione dei ruoli femminili, in un’ottica di uguaglianza di opportunità. Siamo alle soglie del nuovo governo e qui fa scalpore il fatto che ci sarà la prima donna premier. Eppure Merkel è stata cancelliera in Germania per decenni e l’Inghilterra ha già avuto tre premier donne. Giorgia Meloni presidente del Consiglio è un segnale molto positivo per le giovani donne”.

Donati, ci spieghi meglio.
“Che si condivida o meno la sua visione per il Paese e fermo restando che molti l’hanno condivisa visto che l’hanno votata, non credo che qualcuno possa contestare il fatto che una donna giovane al comando sia un bel segnale per l’Italia. Non sono mai stata una fan delle quote rosa per l’inserimento femminile nel mondo del lavoro. Il mio faro resta la meritocrazia, quindi credo che l’obiettivo a medio e lungo termine debba essere quello di far sì che, a parità di merito, venga scelta la persona migliore, anche se è una donna. È un discorso di immagine, di branding e percezione culturale e noi dobbiamo lavorare per cambiare questo divario tra uomo e donna, oggi anacronistico”.

Da donna le aspettative sono alte, ma da presidente Ance cosa si attende dal governo?
“In primis pianificazione. Purtroppo in Italia non riusciamo a tradurre la visione europea. Loro guardano già al 2050, noi ragioniamo nell’ottica di gestire le emergenze. Dobbiamo fare in modo di non sprecare le opportunità che si aprono con i fondi del Pnrr e mantenere l’impegno di allinearci con il Net Zero 2050. Noi giovani imprenditori, nel 2050, saremo ancora qui come parte attiva del tessuto produttivo del Paese, per cui vorremmo che ci fosse una strategia più strutturale e più sistemica”.

Parte attiva anche nelle scelte del governo?
“Ci piacerebbe. Il nuovo governo dovrebbe coinvolgere gli operatori del settore e le categorie. Negli ultimi anni non c’è stato un coinvolgimento. Siamo a disposizione per portare il nostro contributo e creare valore aggiunto per il bene del Paese, perché il bene del Paese è anche il nostro bene”.

Su quali temi?
“Sul prossimo codice dei contratti. Un lavoro finora portato avanti a porte chiuse e siamo preoccupati, perché non vogliamo ritrovarci davanti a criticità difficili da risolvere. Poi sul Superbonus 110 e sugli altri bonus edilizi. Il nostro settore è estremamente specifico e richiede competenze uniche, che si maturano solo sul campo. Così forse potremo uscire dalla situazione critica, legata all’inflazione, alla guerra e al caro energia, che si trascina appresso il caro materiali e che rischia di uccidere le nostre aziende prima ancora di arrivare all’anno prossimo”.

Di che numeri parliamo?
“Di 10mila aziende solo sul 110 e 23mila sugli appalti pubblici. Il dato è devastante. Imprese che dall’oggi al domani potrebbero sparire. Quindi è fondamentale che la macchina riparta subito”.


Torna alle notizie in home