Esteri

CINA GLOBALE

di Ernesto Ferrante -


Si è tenuto nella Grande Sala del Popolo l’incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e le controparti europee, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Prima del trilaterale, Xi ha avuto i bilaterali sia con Macron che con von der Leyen.
Fin dalle prime battute, è apparso evidente il cambio di passo della nuova “Cina globale”, con la sua visione alternativa all’ordine mondiale guidato dall’Occidente, cristallizzata nella robusta “Iniziativa di Sicurezza Globale”, perfezionata dai “documenti concettuali”.
Il desiderio del Dragone di allontanarsi dai sistemi di alleanze e dall’architettura di sicurezza planetaria che gli Stati Uniti hanno introdotto dopo la seconda guerra mondiale, caratterizzati da una “mentalità da guerra fredda”, traspare tutto in quel “Cina e Francia hanno la capacità e la responsabilità di superare le divergenze, di insistere per relazioni bilaterali stabili, vantaggiose per entrambe e positive e di praticare un multilateralismo vero per la pace, la stabilità e la prosperità nel mondo” di Xi Jinping ad Emmanuel Macron.
L’Ue intende “proteggere” alcuni “settori chiave” della propria industria ma non ha un approccio “anticinese”, bensì semplicemente “proeuropeo”, ha assicurato l’inquilino dell’Eliseo. “Nel campo economico e commerciale, ha proseguito, la nostra volontà è di non cadere nella trappola della separazione delle nostre economie, ma di guardare settore per settore come possiamo migliorare le aperture reciproche, di guardare i tassi reciproci di penetrazione, vedere come sviluppare i sistemi di sorveglianza, di evitare le pratiche discriminatorie, con un approccio onesto, separando quelle che deriva dagli interessi di sicurezza della Cina e di autonomia strategica per l’Europa dal commercio ordinario”.
Niente fulmini e saette anche per Ursula von der Leyen. “L’Ue e la Cina hanno relazioni estese e complesse: come le gestiamo sarà un fattore determinante per la prosperità economica futura. Per questo non considero il decoupling, lo sganciamento dalla Cina, come una strategia praticabile o desiderabile”.
A prevalere è stata, dunque, la posizione espressa a gennaio scorso dai vertici della European Roundtable of Industrialists (Ert), l’esclusivo ‘club’ di Bruxelles che riunisce presidenti e Ceo delle più importanti multinazionali europee.
I manager, poco sensibili agli “ideologismi”, hanno rappresentato all’ex ministro della Famiglia con Angela Merkel i pericoli che correrebbe l’industria europea se la contesa tra Usa e Cina dovesse sfociare in sanzioni extraterritoriali, attraverso l’uso sempre più frequente dei uso sempre più frequente degli Fdprs (Foreign Direct Product Rules) e nell’imposizione di un “disaccoppiamento”.
Al tavolo del summit la presidente della Commissione ha sottolineato che “l’Unione Europea e la Repubblica Popolare Cinese sono grandi partner commerciali” e “devono cooperare strettamente sulle sfide globali più urgenti: cambiamento climatico, minacce nucleari, salute, stabilità finanziaria e altre”.

“La Cina e l’Ue, ha concluso, hanno entrambe la responsabilità di sostenere e di migliorare l’ordine internazionale basato sulle regole, sulla base dello statuto dell’Onu”. La parola d’ordine è praticare il “derisking attraverso la diplomazia”.

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