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Come ti pago il riarmo

di Adolfo Spezzaferro -

STABILIMENTO BERETTA FABBRICA ARMI


Il business della guerra fa gola agli americani ma è un’ottima occasione per i Paesi Nato della Ue per ammodernare i loro armamenti, soprattutto gli Stati membri che appartengono all’ex blocco sovietico. Un aspetto non di poco conto, quello delle armi, emerso anche al Consiglio europeo di giovedì, con tanto di dichiarazioni finali. Intanto il discorso della premier Giorgia Meloni alla Camera sulle ragioni per cu bisogna sostenere militarmente Kiev per tutto il tempo necessario (ossia quello deciso da Washington) spopola in Ucraina, dopo che è stato tradotto in più lingue. Mentre la Meloni è più filo-Nato del segretario dell’Alleanza atlantica e mentre la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si adopera per succedere proprio a Jens Stoltenberg, l’Occidente alza il livello di scontro contro la Federazione Russa, annunciando l’invio di munizioni all’uranio impoverito: una provocazione per Mosca, che parla di rischio di escalation nucleare. In questo quadro emerge in modo netto il nodo prinicipale della questione: sostenere Kiev significa smaltire tutti gli armamenti vecchi per dotarsi di quelli nuovi. Che, neanche a dirlo, spesso sono prodotti dagli Stati Uniti. Gli armamenti Nato più recenti sono in gran parte di fabbricazione Usa ma alcuni Stati membri hanno scorte di armamenti ex sovietici, che vanno sostituiti. Quale modo migliore per liberarsene, dunque, se non inviarli sul campo di battaglia in Donbass, visto che le forze ucraine sono in grado di utilizzarli?
Prendiamo la Polonia, riceverà un risarcimento “molto buono” dalla Ue per le armi fornite all’Ucraina, ha affermato ai giornalisti il premier Mateusz Morawiecki al termine del vertice Ue a Bruxelles. La Polonia “è riuscita a guadagnare molto” al vertice, ha detto il premier. “Dopo aver consegnato le armi all’Ucraina, riceveremo un ottimo risarcimento. Prima di Pasqua il risarcimento ammonterà a 300 milioni di euro. E poi ce ne saranno altri 500-600 nei prossimi mesi”, ha aggiunto Morawiecki. “Invece delle vecchie armi che abbiamo consegnato all’Ucraina, saremo in grado di acquistare armamenti e munizioni moderne con denaro europeo, creare linee di produzione per varie armi”, ha detto.
Lo stesso vale per i Mig inviati dalla Slovacchia, altro membro Nato: sono caccia che aumentano il livello di scontro con la Russia e che per di più gli ucraini sono in grado di pilotare. Mentre i caccia Usa richiedono un addestramento specifico, lungo e che sottrae piloti dal campo di battaglia. Va da sé che la Slovacchia ci guadagnerà caccia più recenti. Oppure i soldi per acquistarli, che poi è la stessa cosa.
Affari d’oro
per l’industria bellica Usa
A ben vedere, gli Usa stanno spingendo i Paesi Nato ad inviare le proprie armi e i propri armamenti in Ucraina non soltanto per prolungare il conflitto, nell’ottica di indebolire la Russia e di aumentare la frattura tra Mosca e Ue (vero obiettivo finale di Washington). I giganti dell’industria bellica Usa vogliono che i membri dell’Alleanza atlantica svuotino gli arsenali per poi vendergli gli armamenti. Gli armamenti degli standard Nato sono in gran parte prodotti negli Usa. Anzi, in alcuni casi, fabbricati esclusivamente negli States. Quando leggiamo i vari generali che dicono che la Nato deve riarmarsi – e lo dicono da generali – è perché gli arsenali si stanno svuotando. E vanno riempiti.
Intanto, sul fronte della guerra, il Consiglio Ue fa sua la proposta di pace – se così possiamo chiamarla – del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Proposta che prolunga sine die il conflitto e la tragedia che ne consegue in termini di vite umane e distruzione. Nelle dichiarazioni finali del vertice infatti si legge che “la Russia deve porre fine all’aggressione e ritirare immediatamente, completamente e senza condizioni tutte le sue forze militari e forze ausiliarie dall’intero territorio dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale”. Condizioni irricevibili per il Cremlino, che punta a mettere in sicurezza le popolazioni russofone del Donbass, separatiste e filo russe. “L’Unione europea e gli Stati membri stanno intensificando gli sforzi intesi a contribuire a soddisfare le pressanti esigenze militari e di difesa dell’Ucraina”, si legge ancora. “Tenuto conto degli interessi di tutti gli Stati membri in materia di sicurezza e di difesa, il Consiglio europeo accoglie con favore l’accordo raggiunto in sede di Consiglio per consegnare con urgenza munizioni terraterra e munizioni di artiglieria all’Ucraina e, se richiesti, missili”. Stiamo parlando in sostanza di quel milione di proiettili che la Ue invierà a Kiev. Segno che la guerra durerà ancora a lungo.
In questo quadro, dove non si parla mai di negoziati – men che mai di cessate il fuoco, il governo italiano è fermamente convinto che la guerraa debba andare avanti. Fino a che Mosca non accetterà le condizioni poste da Zelensky – scenario praticamente impossibile. E dopo la replica della premier in Aula al M5S che dice “basta armi, pensiamo alla pace”, da Kiev arriva il plauso: “Un bellissimo discorso di Giorgia Meloni. Grazie per il vostro incrollabile sostegno all’Ucraina. Grazie ancora per aver compreso l’essenza di questa guerra e aver detto la verità al riguardo. Apprezziamo molto il vostro aiuto e impegno. Vinceremo”.


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