Ambiente

Commissario alla siccità

di Angelo Vitale -


Che Commissario sarà, quello per la siccità che il Governo Meloni annuncia? E quali poteri avrà? Ce lo diranno solo le prossime settimane. Per ora, le notizie si accavallano. E vanno prese per quello che sono. L’esecutivo guidato dalla premier ha preso atto ufficialmente dell’emergenza idrica, fa sapere che si è scelta, per una emergenza, la strada che quasi sempre è stata definita nel nostro Paese per programmare, pianificare e coordinare iniziative e attività che, come la storia degli ultimi anni ci ha insegnato, sono competenza di troppi enti e istituzioni. Le dichiarazioni che si sono incrociate ieri accennavano sempre a questo lato del problema, individuando la via della necessaria semplificazione, di una figura istituzionale che dovrà superare tutti i ritardi finora accumulati sulla carenza idrica facendo presto, ma anche i lacci che la burocrazia del nostro Paese con molta maestria sa intrecciare alle procedure, rallentandole quasi all’infinito.

 

La siccità non può attendere l’infinito. Non è dietro l’angolo della primavera o dell’estate, come ancora molti credono. E’ un fenomeno che dallo scorso anno in maniera assai evidente pesa sulla pelle di cittadini e di agricoltori del nostro Paese. Il Commissario dovrà partire dalla condivisione di questa che non è un’affermazione polemica, ma la verità. L’Anbi va al sodo della questione: “Il Governo punta ad incidere su problemi da noi ripetutamente segnalati: la definizione di un Piano Idrico Nazionale, l’individuazione di un momento di sintesi nazionale per superare la frammentazione decisionale, la semplificazione per accelerare l’iter di interventi ormai improcrastinabili di fronte alla velocità assunta dai cambiamenti climatici”.

 

C’è per ora, o ci sarà più compiuta e costituita, una Cabina di Regia. E forse – notizia che prefigura tempi non proprio immediati, considerate le necessità procedurali delle due Camere – ci sarà l’innesto delle iniziative del Commissario e della Cabina di Regia con quelle del Parlamento. Così ha detto chiaramente ieri il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, intervenendo al Question Time della Camera. Intanto, il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, faceva sapere che “qualunque misura si voglia adottare contro la siccità in Italia, non ci vorranno meno di 2-3 anni”. Una notizia che non conforta nessuno. E che molti, già da oggi, saranno pronti a contrastare.

 

Ma vediamo cosa ha detto il ministro Lollobrigida, ormai per molti il termometro dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Ha parlato di “una programmazione di breve, di medio e di lungo periodo e di una pianificazione in questo senso che coinvolgerà evidentemente anche il Parlamento”. Poi, dell’urgenza di “efficientare gli acquedotti, nei quali c’è una dispersione idrica che arriva quasi al 50% in termini di perdite, con le aziende agricole che consumano il 53% di acqua. È poi indispensabile un piano per invasi e bacini e farlo in maniera rapida, semplificando le norme”. E ancora della disponibilità di “quasi 8 miliardi, lì da qualche anno con l’impossibilità spesso di essere spesi per ragioni burocratiche”. Oltre che di “normative su cui bisognerà intervenire rapidamente” e di “soluzioni strategiche definitive e pianificate da assumere in modo adeguato”.

Ciò che dall’anno scorso e anche da questo autunno, per esempio, Coldiretti e Anbi chiedono, per invasi immediatamente realizzabili e non invasivi, senza cemento armato che aggredisca il suolo.

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