Comuni digitali, luci e ombre: l’innovazione arranca
Dopo 2 miliardi di risorse del Pnrr, solo un quarto delle amministrazioni locali procede spedita
All’Assemblea nazionale dell’Anci di Bologna chiusa ieri, come un filo rosso l’innovazione dei Comuni digitali.
Comuni digitali, l’innovazione prova a farsi strada
Sindaci ed esperti si sono misurati a raccontare un pezzo importante del Paese che prova a modernizzarsi e che, per la prima volta, comincia a usare l’intelligenza artificiale: gli chatbot non sono più un mistero per tutti, qualcuno avanza progetti di manutenzione urbana predittiva. Un’atmosfera carica, quasi di liberazione dopo anni di ritardi.
Ma appena si esce dal perimetro dell’evento, la fotografia perde i suoi contorni. Le luci restano accese, ma dietro si muove un’Italia molto meno uniforme di quella raccontata.
Avanti a strappi
La Mappa dei Comuni Digitali 2025 mostra infatti un Paese che avanza, ma a strappi. Hanno risposto circa 3.300 amministrazioni, coprendo oltre il 75% della popolazione: un dato solido, finalmente. Con risultati, almeno in superficie, incoraggianti.
Il 75% dei Comuni ha digitalizzato delibere e determine. Molti hanno migliorato i pagamenti con PagoPA, soprattutto per tributi, mense e trasporti scolastici. Crescono le migrazioni al cloud e i sistemi di sicurezza, con circa metà dei Comuni dotati di un vero piano di continuità operativa. Un passaggio che fino a tre anni fa sembrava impossibile.
Il digitale fatica a correre
Eppure la modernizzazione si ferma spesso sulle soglie degli uffici. Solo un quarto delle amministrazioni conserva fascicoli pienamente digitali. Nel resto del Paese domina ancora un modello ibrido: front office online e back office che procedono tra file Excel, mail stampate e faldoni. La digitalizzazione, più sulla superficie che nei processi. È l’Italia che si presenta bene allo sportello, ma che dietro le quinte fatica a correre.
Il nodo più evidente, la dimensione demografica. Il 70% dei Comuni italiani ha meno di 5mila abitanti. È lì che l’innovazione fatica davvero: connessioni lente, organici ridotti all’osso, nessuna figura tecnica stabile, affidamento quasi totale ai fornitori esterni. Territori dove un attacco informatico può mandare in tilt gli uffici per giorni e dove l’introduzione di nuove piattaforme pesa come un trasloco continuo. Le grandi città volano, i piccoli enti locali arrancano. L’Italia come un mosaico di velocità e fragilità.
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Servizi a rilento
Le differenze territoriali non sono soltanto un dettaglio: modellano la qualità dei servizi offerti. In alcune realtà cittadine è possibile seguire online lo stato di una pratica. Nei comuni rurali, la digitalizzazione può ridursi a moduli da scaricare. E dove i cittadini sono più anziani o poco connessi, il digitale rischia di ampliare anziché ridurre le distanze.
Su questa complessità, un interrogativo pesante che attraversa tutto il dibattito: funzionerà davvero il grande investimento del Pnrr? I due miliardi destinati ai Comuni rappresentano un’occasione irripetibile, ma la corsa ai bandi ha generato più entusiasmo che pianificazione.
I dubbi dell’Assonime
E c’è chi, come Assonime, ha scelto di dirlo apertamente. L’associazione che riunisce le principali società italiane, molte delle quali protagoniste nelle infrastrutture digitali e nella gestione di servizi complessi, non parla mai a caso. Le sue preoccupazioni nascono da un semplice dubbio: chi manterrà queste piattaforme quando i fondi finiranno? Molti piccoli Comuni non hanno personale qualificato, non hanno competenze interne, non hanno una strategia di lungo periodo. Hanno aderito ai bandi, hanno attivato progetti, ma potrebbero non essere in grado di sostenerli. Il rischio, trovarsi con sistemi costruiti in fretta, difficili da integrare e destinati a degradarsi nel tempo.
Il timore, anche per un altro effetto collaterale: la qualità disomogenea dei progetti presentati. La pressione delle scadenze ha spinto molti Comuni a “prendere il finanziamento” prima ancora di definire un percorso. Risultato: iniziative buone, altre meno, una governance nazionale che non riesce a guidare o uniformare gli standard.
La maratona, luci e ombre
Un Paese che corre, ma senza un corridoio comune. La sfida, trasformare l’accelerazione in struttura. Non bastano gli annunci. Servono competenze stabili, processi ordinati, manutenzione costante, interoperabilità reale, formazione continua. Serve una visione: capire come l’Ai, il cloud e la sicurezza possano diventare spina dorsale e non ornamento. Una maratona che chiede ritmo, costanza e un Paese che non lasci indietro i più piccoli.
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