Politica

Dal Mes a Pozzolo, l’Italia di Giorgia

di Giovanni Vasso -


È durata poco meno di tre ore la conferenza stampa di Giorgia Meloni. Dal caso Pozzolo fino all’immigrazione, al piano Mattei e all’Europa che verrà. La premier, che aveva dovuto dare forfait a dicembre, ha tenuto fede all’impegno e ha risposto alle domande dei cronisti sui temi più scottanti della politica e della cronaca parlamentare. Innanzitutto la vicenda legata agli spari di Capodanno a Rosazza: “Chiunque detiene un’arma ha il dovere legale e morale di custodirla con serietà e responsabilità. Perciò c’è un problema. Quello che è accaduto non andrebbe bene per un italiano qualsiasi, figuriamoci per un parlamentare e per di più di Fdi. Perciò ho chiesto che venga deferito a commissione Probiviri e che nelle more venga sospeso, ciò posso fare sul piano statutario”. La vicenda Pozzolo richiama le critiche che da tempo si riversano sul personale politico del suo partito che, però, Meloni rispedisce al mittente: “La classe dirigente non è all’altezza? Lo sento spesso ma continuo a non seguire queste critiche. Non sono disposta a fare questa vita, con la mia responsabilità, se chi è intorno a me non capisce questa responsabilità. Non accade spesso, per la verità. Ma credo che per la responsabilità che abbiamo penso sia bene che l’abbiamo e che non ci sia uno che se la assume tutta. Sarò rigida”.

Chiuso il capitolo della cronaca, Meloni torna alla politica. Non scioglie la riserva sulla candidatura alle Europee (“devo capire se e quanto tempo toglierebbe al mio lavoro da premier”)  ma “incorona” Elly Schlein come sua principale avversaria e ribadisce di non essere disposta a nessuna alleanza con la sinistra, nemmeno nell’ottica di una nuova maggioranza Ursula. In materia di Europa, Meloni ha le idee chiare e rifiuta di giocare al “toto-nomi” per la nuova Commissione anche di fronte all’ipotesi Draghi: “Non è questo il vero tema. Io lavoro per avere una Commissione, e dunque una politica Ue, più forte negli scenari di crisi, più determinata nel perseguimento della sua sovranità strategica, che sia più capace di armonizzare il tema della sostenibilità ambientale”. La sovranità, dunque. Un tema che è centrale anche su un altro argomento caro a Meloni, il Piano Mattei a cui dedica tempo e spazio durante la conferenza: “Non ci stiamo rendendo conto di cosa sta accadendo in un continente ricchissimo di materie prime critiche. Non ha funzionato un approccio paternalistico se non predatorio che non aiuta nel dibattito. In Africa non si fa la carità ma rapporti seri e strategici, non predatori, da pari a pari. Si deve difendere il diritto a non emigrare prima di quello a farlo. Il Piano Mattei costruisce questa idea. Ci vuole una seria strategia. Il piano è più avanti di quanto sembri. Ci sarà una conferenza Italia-Africa, sarà l’occasione per presentare il piano e confrontato con il Parlamento. Non c’è solo l’energia”. Prima di escludere, per il momento, la possibilità di una manovra correttiva, Meloni dice la sua sul nuovo Patto di Stabilità e sul Mes: “Non credo che il tema della mancata ratifica del Mes vada letto in relazione ai risultati del Patto di stabilità. Sono soddisfatta a condizioni date dell’accordo. Non è quello che avrei voluto io. Emerge da quell’accordo che in Europa non c’è questo superiore interesse comune ma Nazioni che valutano il loro meglio e si cerca una sintesi”. Poi lancia la palla nel campo dell’opposizione, in particolare del M5s: “Non c’è mai stata una maggioranza in Parlamento per approvare la ratifica di un trattato. Perché l’ex governo Conte ha sottoscritto la ratifica senza una maggioranza? Ciò ha messo l’Italia in difficoltà. Il M5s ha dichiarato di essere sempre contrario e ha votato contro. Credo sia stato un errore sottoscriverla a suo tempo. Il Mes, dal mio punto di vista, è obsoleto”. Meloni si è poi detta non pienamente soddisfatta dei risultati raggiunti sul tema dell’immigrazione ma ha promesso che il suo è un approccio finalizzato a eradicare quella illegale sul medio e lungo periodo e, pertanto, si è detta soddisfatta, nei limiti del possibile, del nuovo approccio Ue in materia di ingressi: “Il mio obiettivo è lavorare in Africa, fermare le partenze, aprire lì gli hotspot per capire chi abbia o meno diritto ad arrivare in Europa, lavorare sull’immigrazione legale. Siamo stati il primo governo a fare il decreto flussi per tre anni. Ma è importante combattere quella illegale”.

Infine, Meloni ha ribadito la tenuta del suo governo e in conferenza ha blindato la maggioranza: “Abbiamo discussioni interne ma siamo bravi a ricomporle. Il caso Verdini? Salvini non c’entra niente. A me risulta che l’unica tessera che abbia mai avuto Tommaso sia stata quella del Pd ma a loro nessuno di noi chiede nulla”. E quindi ha lanciato la sfida delle riforme costituzionali: “Non abbiamo toccato le prerogative del Capo dello Stato. I referendum sul premierato e la giustizia? Non sarebbero su di me, che sono il presente della Nazione ma sul futuro dell’Italia”. L’avviso della Meloni rende ancora più interessante il sottotesto della conferenza: “Io non sono ricattabile? Sì. Con noi affaristi e lobbisti cascano male”.


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