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Tackle Corte Ue sulla Uefa: “La Superlega si può fare, stop al monopolio”

di Giovanni Vasso -


La Corte Ue entra in tackle sulla Uefa e stabilisce che la Superlega si può fare. Detta meglio: i giudici comunitari hanno stigmatizzato il sostanziale monopolio dell’Uefa di Ceferin e della Fifa di Gianni Infantino e hanno sancito che “le norme sull’approvazione preventiva delle competizioni calcistiche interclub, come la Super League, sono contrarie al diritto dell’Ue”.

Non è che ci volesse tanto per immaginare cosa avrebbe deciso la Corte Ue sul caso Superlega e sull’ostruzionismo, o meglio sulla guerra santa, innescata dalla Uefa contro i club che si erano fatti promotori dell’iniziativa Superlega. Ma adesso cosa può succedere? Tutto e niente. In teoria, il progetto Superlega può andare avanti. Nella pratica, la guerra del football potrebbe aprirsi a scenari nuovi e, potenzialmente, ancora più duri. Il tema non è tanto lo sport, anzi. Di sport non si parla proprio. È una questione economica. Il calcio è rimasto forse l’ultimo settore in cui l’Europa vanta una primazia indiscutibile su scala globale. Dal momento che è diventato un affare di proporzioni gigantesche, e poiché sono i club che investono e che rivendicano un ruolo ancora più decisivo, con la pronuncia arrivata dalla Corte Ue, per la Uefa e per la Fifa, gli organismi di potere assoluto del calcio continentale e mondiale, la situazione si fa a dir poco scivolosa. E rappresenta una rivincita per le squadre spagnole, le uniche rimaste davvero convinte della fattibilità del progetto e per loro si apre più di uno spiraglio.

Bernd Reichart, CEO di A22, la società che sponsorizza e promuove la creazione della Superlega, intanto, incassa una vittoria che rimette tutto in discussione: “Abbiamo ottenuto il diritto di competere. Il monopolio UEFA è finito. Il calcio è libero. I club sono ora liberi dalla minaccia di sanzioni e liberi di determinare il proprio futuro”. A Madrid è già stata convocata una conferenza stampa per le dodici.

La sentenza Ue spiazza, e inguaia, la Federcalcio italiana. Che ieri, con il presidente Gabriele Gravina, aveva rivendicato una posizione più realista dei re del calcio globale: “Noi siamo stati l’unica federazione che ha assunto una posizione molto chiara. Siamo totalmente contrari, esiste una norma federale per la quale chi aderisce a quel mondo esce dal sistema federale del calcio”. Sarebbe durissima, però, mantenere il fascino e l’appeal di competizioni internazionali senza i club più rappresentativi del football. A cominciare dal Real Madrid e dal Barcellona. “Non possiamo impedirne l’adesione, ma la scelta, qualora avverrà, deve essere molto chiara. Non è pensabile disputare due o tre campionati all’interno di una serie di organizzazioni. Noi già stiamo lottando al nostro interno sulle date a disposizione sul campionato, potete immaginare cosa succederebbe se aggiungessimo un altro campionato. Io devo salvaguardare il brand del calcio italiano e si deve sapere a cosa si va incontro”.

In Italia, ad aderire alla Superlega, era stata la Juventus. Seguita dal Milan. Che, immediatamente, si era sfilato insieme ai club della Premier. I bianconeri, finché Andrea Agnelli è stato al vertice del club, sono rimasti dentro il progetto. Per poi sfilarsi con il cambio dirigenziale e la “normalizzazione” imposta da John Elkann. Ma la pronuncia della Corte Ue, potenzialmente, può rimettere tutto in discussione.


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