Esteri

Cosa si cela dietro la “comunella” tra Giorgia Meloni e Rishi Sunak

di Martina Melli -


Rishi Sunak e Giorgia Meloni sono grandi amici. Almeno così si direbbe dalle foto emerse ieri e l’altro ieri, post riunione del Consiglio Ucraina-Nato a Vilnius, in Lituania, dove i due leader sono stati immortalati a ridacchiare di un fantomatico contenuto sul cellulare della Meloni, di cui il portavoce del numero 10 di Downing street non ha saputo dire nulla.

Il feeling tra i due – Sunak 43 anni e Meloni 46, saliti al potere a tre giorni di distanza l’uno dall’altra – è sbocciato per la prima volta ai margini del vertice Cop 27 in Egitto, a novembre 2022, e da allora sono stati fotografati insieme a un incontro del G7 in Giappone e a Londra lo scorso aprile. E malgrado ci siano innegabili elementi di diversità tra i due (il ricco e privilegiatissimo Sunak viene spesso accusato di non avere alcuna aderenza alla realtà mentre la Meloni è stata allevata da una madre single in un sobborgo operaio della capitale), condividono fondamentali punti di vista politici. Entrambi conservatori – anche se Fratelli d’Italia è considerato un partito più a destra di quello di Sunak – lottano contro l’immigrazione illegale e a supporto dell’Ucraina. Non solo, incarnano entrambi un primato nella storia politica dei rispettivi Paesi: la Meloni è la prima donna premier italiana e Sunak è il primo primo ministro britannico di origini asiatiche.

Quando si parla di politiche sull’immigrazione poi, sono particolarmente affiatati. Durante la sua ultima visita ad aprile, la Meloni aveva elogiato l’immigration bill di Sunak. Come il Pm inglese, mentre cerca di introdurre politiche più severe per reprimere i richiedenti asilo, la premier affronta l’opposizione sia dei tribunali che dei gruppi per i diritti umani. Il mese scorso, Sunak ha inviato in Italia Simon Case, segretario di gabinetto, per stringere un nuovo accordo che vedrebbe i due Paesi scambiarsi informazioni sui trafficanti di esseri umani e sulle tattiche utilizzate dalle loro agenzie criminali di frontiera e nazionali. Il cosiddetto “partenariato strategico per la migrazione” potrebbe dunque spiegare l’apparente vicinanza degli ultimi nove mesi. Sunak si è addirittura offerto di aiutare l’Italia a concludere un accordo con la Tunisia per facilitare il rimpatrio dei migranti illegali che arrivano sulle coste italiane.

Ma questa grande intesa sarà vera o è pura diplomazia? A livello più ampio, c’è da riconoscere come Giorgia abbia sempre ammesso di trarre ispirazione dai conservatori britannici e come da tempo sostenga la necessità per l’Italia di approfondire i legami con il Regno Unito per controbilanciare il peso di Francia e Germania in Europa. Questa partnership di simpatie e di intenti, nonostante la brexit, fa molto bene anche alla salute commerciale delle due nazioni, stando ai dati di pagellapolitica.it. L’Italia infatti ha mantenuto una forte collaborazione economica col Regno Unito (Uk conta investimenti diretti in Italia per 26 miliardi, mentre le imprese italiane hanno investito nel Regno Unito 31,8 miliardi).


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