Esteri

Crisi di Governo UK: il ritorno di BoJo Bisogna risistemare “gli affari in sospeso”

di Martina Melli -


Fine pena Truss. Mentre Mrs Tory fa le valigie, è già iniziata la frenetica ricerca di un successore.
E pare che potrebbe trattarsi di una vecchia conoscenza della politica inglese. L’inossidabile Boris Johnson, l’uomo dal caschetto platinato sempre al vento, l’ex giovane rampollo di Oxford, due volte dibattutissimo sindaco di Londra, l’uomo estromesso dal suo stesso governo tre mesi fa che è ora riapparso tra i candidati in corsa per il ruolo di primo ministro, collezione autunno/inverno 2023. Nel 2019 vince le elezioni ma a luglio 2022 viene fatto fuori dai suoi. Questo perché secondo la Costituzione inglese, il partito al potere è autorizzato a cambiare leader senza ulteriori elezioni, ed è quello che è successo a lui.

BoJone, secondo Will Walden, suo ex addetto stampa, sta “chiaramente raccogliendo i sondaggi” su un’offerta di leadership.

Uno dei suoi più fedeli sostenitori, il segretario agli affari Jacob Rees-Mogg, ha subito lanciato una campagna sui social media per farlo tornare a Downing Street, e decine di parlamentari conservatori lo hanno pubblicamente sostenuto.

Tra le voci più influenti del partito conservatore, quella deI segretario alla Difesa Ben Wallace, che ha dichiarato alla BBC la sua propensione per Johnson.

“Devo riconoscere la problematica questione del mandato. Questo sarà potenzialmente il nostro terzo primo ministro dalle elezioni generali del 2019. Ciò significa che dobbiamo pensare a quella domanda di legittimità che i cittadini si porranno, ma anche a chi potrebbe vincere le prossime elezioni. Al momento, propenderei per Boris Johnson”.

Le candidature si chiuderanno lunedì 24 alle 14. I candidati dovranno assicurarsi le nomine di 100 dei 357 parlamentari del partito, non un compito da poco percolui che ha visto 148 dei suoi colleghi andargli contro in un voto di fiducia a giugno, seguito da quasi 60 dimissioni ministeriali un mese dopo.

Questo perché gli ultimi mesi del mandato di Johnson sono stati perseguitati da vari scandali e accuse, come le famose feste a Downing Street durante il lockdown, a causa delle quali è ancora sotto inchiesta da parte del Comitato parlamentare per gli standard, che potrebbe, in teoria, portarlo alla sospensione dal Parlamento, o addirittura all’espulsione come deputato.

Oltre a Johnson, in corsa ci sono l’ex cancelliere Rishi Sunak e Penny Mordaunt, candidatisi entrambi senza successo nella competizione per sostituirlo tre mesi fa. Nella precedente corsa alla leadership, Sunak si è assicurato il sostegno di altri influenti parlamentari Tory come Grant Shapps, Jeremy Hunt, Oliver Dowden e Lord Hague.

I primi dati adesso, indicano che ha già ottenuto oltre un terzo della soglia, con 39 deputati che si sono espressi a suo favore, come il deputato conservatore Nigel Mills, che in un tweet ha scritto: “Rishi Sunak è “chiaramente” il primo ministro di cui il paese ha bisogno per ripristinare la stabilità e affrontare le molte gravi sfide che il paese deve affrontare”.

Penny Mordaunt, visto il suo sostegno crescente da parte di diverse figure della politica e non, è un’altra probabile contendente. Nelle ultime settimane si è rivelata una figura forte, svolgendo un ruolo centrale dopo la morte della regina e dimostrandosi un punto di riferimento durante la tumultuosa premiership della Truss. Tuttavia, molti la ritengono inesperta e per questo inadeguata a ricoprire il ruolo di Pm.

Nel caos della crisi politica, economica ed energetica, nessuno riesce comunque a distrarsi dalle nefandezze della quasi ex- capo di governo Tory, che neanche si è dimessa e già è vittima di un’ asprissima polemica per via del vitalizio da 115 mila sterline l’anno (131 mila euro) che ha maturato nonostante sia stata in carica solo 45 giorni.

Liz, redimiti e dai tutto in beneficenza.


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