Cultura & Spettacolo

Da Norma a Malchina

di Nicola Santini -


Hanno anticipato i temporary restaurant. Definirle stagionali sarebbe riduttivo, oltre che scorretto. Cosi come chiamarle agriturismi, anche se molte di queste lo sono diventate.
Le Osmize si trovano nel Carso triestino e sloveno. Il Comune di Duino Aurisina è quello che vanta la concentrazione più densa di queste piccole aziende agricole casalinghe, dove si possono assaporare salumi, formaggi, sottoli sottaceti e uova, tutto annaffiato da un buon vino locale, sedendosi ai tavoli occasionali all’interno di cortili privati, cantine e giardini.
Per trovarle esistono due strade: seguire le frasche disseminate lungo la strada composte da una freccia di legno con il nome della famiglia e della località insieme a un ramoscello di edera a testa in giù, o per i meno boomer, seguire il sito osmize.com che Max Tramontini aggiorna quotidianamente a seconda delle aperture delle Osmize.

Ne troviamo di aperte ogni giorno dell’anno ma sempre a tempo limitato, Osmiza viene da Osem che significa otto, ossia gli otto giorni ogni tot che una volta venivano concessi agli agricoltori per vendere o servire le eccedenze delle proprie produzioni e che oggi si traduce in una forma di ristorazione cruda, spartana e tradizionale, che la gente del luogo porta avanti con grande orgoglio.
Aperta in questi giorni e fino al 23 luglio c’è l’Osmiza da Norma a Malchina: 3 generazioni al lavoro per portare avanti questa usanza nel cortile della casa di famiglia, che accoglie il fresco degli alberi, tavoli essenziali ma pieni di charme e grandi taglieri a km vero con salumi, prosciutto, pancetta, aromatizzata, ombolo, formaggi del Carso e vini della famiglia Gabrovec. Situata in un borgo con case in pietra e circondata dalla vegetazione del Carso, questa osmiza apre per sole tre settimane in luglio, quindi ha sempre senso prenotare per assicurarsi un tavolo.

La sensazione è quella di trovarsi in un grande pranzo di famiglia, dove le persone giocano a carte, la musica si improvvisa al momento e mescola le due lingue del luogo, l’italiano e lo sloveno, unendo anche nella grammatica culinaria il meglio delle due culture. Su una fetta di pane fragrante, aiutandosi con le mani, proprio come nella più godereccia delle merende, arrivano il cotto e il crudo tagliato a mano prodotto con i maiali locali allo stato brado, le olive del Carso che poi diventano un olio di grande carattere, e i prodotti dell’orto, che variano a seconda della disponibilità.
La signora Norma, gentile e riservata è conosciuta e adorata per le sue palačinke, versione locale delle crêpe francesi ma, mi concedo un po’ di campanilismo adottivo, più buone. Il ripieno è di crema di nocciole o di marmellata, spesso con frutti misti, proprio come capita nelle case di campagna dove si fa con quello che c’è. Questo spirito è contagioso, l’atmosfera coinvolgente: ai tavoli si viene accolti dai figli e dai nipoti di Norma, sempre pronti a scambiare due chiacchiere davati a un bicchiere di vino o, per chiudere in bellezza di un amaro o di un liquore alle erbe, sempre rigorosamente home made.


Torna alle notizie in home