Attualità

Dall’ergastolo alla libertà: solo indizi, assolto l’infermiere accusato di 7 “morti in corsia”

di Angelo Vitale -


Dall’ergastolo alla libertà: è stato assolto in appello Leopoldo Wick, l’infermiere condannato in primo grado alla pena massima per la morte di alcuni pazienti in una Rsa di Offida, in provincia di Ascoli Piceno. “E’ stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste”, dice l’avvocato Francesco Voltattorni, legale dell’infermiere.

“Ci speravamo – continua – perché eravamo convinti delle nostre ragioni e dell’innocenza di Leopoldo, un uomo da due anni in carcere, piegato nel fisico e nell’animo”. “Sono soddisfatto e veramente felice che sia stata riconosciuta la sua assoluta estraneità alla vicenda”, conclude l’avvocato spiegando che il suo assistito era in aula ieri pomeriggio e alla lettura della sentenza “ha pianto”.

Dopo essere stato condannato in primo grado all’ergastolo per 7 degli 8 casi di omicidio avvenuti nella struttura ascolana e per uno dei 4 casi di tentato omicidio mediante indebita somministrazione di farmaci tra il 2017 e il 2018, l’uomo è ora tornato in libertà. Si era sempre professato innocente.

Nel novembre del 2022 la Corte di Assise di Macerata, aveva riconosciuto la responsabilità civile da parte dell’Area Vasta 5, prevedendo che dovessero essere risarciti i parenti delle vittime. Pagamenti pure avviati in quello stesso mese. Complessivamente, considerato il numero di tutti i familiari dei pazienti deceduti, dall’Area Vasta 5 – così come deciso dai giudici della Corte di Assise – dovranno essere effettuati risarcimenti per oltre 700mila euro.

Tra i deceduti all’epoca dei fatti nella Rsa, la madre dell’attuale primo cittadino di Offida, Luigi Massa. Il sindaco ha rotto il suo silenzio sulla vicenda dichiarando a offida.info: “Sono e sarò sempre garantista e come tale dico che le sentenze vanno rispettate. Dal punto di vista personale – dichiara Massa – oggi è complicato dire qualcosa. Non ho ancora sentito gli avvocati. Ci vorranno mesi per conoscere le motivazioni della Corte d’Appello. E’ prematuro esprimere un giudizio o un pensiero oggi. C’è il dispiacere di una ferita che riaffiora, ma, se vogliamo, anche una sorta di “sollievo” nel pensare che questa persona possa non essersi macchiata di crimini tanto efferati. Prendere atto che non ha commesso i fatti di cui era stato accusato, un po’ riconcilia all’umanità”.


Torna alle notizie in home