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Dall’Ue alla Corte dei Conti e al Fmi A che punto siamo con il piano

di Giovanni Vasso -


Lo dicono tutti. Dalla Commissione Europea alla Corte dei conti, dal governo al Fondo monetario internazionale. Il Pnrr s’ha da fare. E, possibilmente, al meglio. Per l’Italia si tratta di un’opportunità importante. Ma al di là della retorica che ha accompagnato il piano fin dalle primissime fasi, quello che è mancato finora sembra essere un approccio concreto e realistico alle difficoltà che oggi, come i nodi dello strabusato proverbio, vengono al pettine. Troppe balle, insomma, sono state spese per un Piano più celebrato che realmente pensato e calato nella realtà italiana.
Vischiosità e potenzialità. Per la Corte dei conti, la realizzazione del piano finora s’è dimostrata “vischiosa”, cioè poco fluida. Tuttavia, secondo i magistrati contabili, “la stima di consenso conferma come il Piano resta determinante ai fini del quadro macroeconomico”, sempre ché, beninteso, “il profilo di spesa posto alla base della simulazione venga rispettato”. E dopo aver sottolineato come il boom dell’inflazione abbia mandato all’aria i conti comportando “la conseguente riduzione del valore reale della spesa”, la Corte dei conti sottolinea che, se l’Italia rimane a galla e se il Pil nazionale è tra quelli che cresce di più in tutta l’Eurozona, è merito del Pnrr. “Nel quadriennio 2023-2026 due terzi del tasso di crescita medio annuo prefigurato nel Def sono ascrivibili al Piano nazionale di ripresa e resilienza (1,2%, a fronte dello 0,4% in assenza di Pnrr)”, si legge nel Rapporto dei magistrati che notano a margine: “Nonostante la revisione delle stime dell’impatto del Piano sul livello del prodotto, sono tuttora molto forti, in termini di velocità, gli effetti di cui il Pnrr è accreditato in termini di variazione del Pil”.
La missione di staff in Italia del Fondo monetario internazionale condivide il giudizio più che positivo sui benefici che arriveranno al Paese dal piano. Ma non lesina critiche alla pubblica amministrazione italiana. “La piena e tempestiva attuazione del Pnrr è necessaria per aumentare la produttività e stimolare la crescita potenziale. Le riforme del Pnrr mirano in modo appropriato a numerose carenze che limitano la produttività e dovrebbero essere attuate in modo completo e tempestivo”. Quali riforme sono quelle più urgenti? Per il Fondo è necessario “un rafforzamento della capacità amministrativa ed esecutiva dei Comuni attuatori contribuirebbe a una gestione efficiente dell’ingente volume di progetti e misure volte ad accelerare le procedure promuoverebbero la concorrenza e l’integrità delle risorse finanziarie”. In tralice si legge una critica nemmeno troppo velata: perché il Pnrr è finito in mano ai Comuni, passati sotto le forche caudine di vent’anni di spending review e blocco del turnover? Ma non è tutto, per l’Fmi occorrono “riforme strutturali ambiziose e volte a migliorare la produttività sono una priorità per compensare il freno alla produzione dovuto alla contrazione della forza lavoro dovuta al rapido invecchiamento della popolazione italiana”. Insomma, i temi caldi restano quelli di sempre: “ridurre le trappole della disoccupazione e dell’inattività, ridurre le aree grigie ed evitare di mantenere in piedi imprese in declino”.
A Trento, dove si sta tenendo il Festival dell’Economia organizzato dal Sole 24 Ore, la premier Giorgia Meloni ha affermato che la priorità del governo sarà quella di “spendere al meglio le risorse”. Ha ringraziato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen per la sua visita in Emilia Romagna, che Meloni ha definito “preziosa”, e ha spiegato che “l’Europa può aiutarci con la flessibilità”. A questo proposito, la stessa von der Leyen ha parlato, a Venezia, di un intervento per la pulizia del corso del fiume Po che sarà finanziato con i fondi di Next Generation. Che punta a una transizione green e che, pertanto, non può fare a meno di “fare della natura il nostro partner nella lotta ai cambiamenti climatici”.
Veloci ma senza fretta. Il concetto è chiaro al ministro Raffaele Fitto che, dopo aver stigmatizzato come “isterico” il dibattito sorto a proposito del piano, s’è detto fiducioso che presto arriverà anche il via libera alla terza rata. “Noi stiamo lavorando sul Pnrr in modo positivo con la Commissione europea sulla definizione di assessment della terza rata. Io sono molto fiducioso”, ha detto. Fitto ha quindi aggiunto: “Il lavoro fatto è un lavoro di dettaglio. È la prima volta che abbiamo avuto 55 obiettivi in scadenza al 31 dicembre dello scorso anno e che noi ci siamo insediati a ottobre. Quindi lo dico per individuare la dimensione delle questioni”. Dopo aver ribadito che si lavora in armonia con il commissario Gentiloni, Fitto ha tirato una stoccata all’opposizione: “Bisogna stare attenti perché talvolta fare molto in fretta rischia di comportare degli errori che rischiano di compromettere la riuscita del piano. Abbiamo come orizzonte visuale non la scadenza immediata ma giugno 2026”. Insomma, il governo non ha assilli elettorali. Veloci sì, ma senza fretta.
Flessibilità vuol dire, innanzitutto, far tesoro degli errori e trovare delle soluzioni. Tra le aziende in prima linea per il Pnrr c’è Ferrovie dello Stato. L’amministratore delegato Luigi Ferraris, a Trento, ha elencato i progetti più importanti che faranno di Fs uno dei protagonisti della stagione del piano: “Il trasporto ferroviario deve diventare la spina dorsale della mobilità del futuro che sarà sempre più integrata, intermodale e sostenibile. Siamo impegnati per esempio in due opere centrali: il Terzo Valico di Genova, e la Napoli-Bari che permetterà di collegare le due città in due ore di viaggio”. Fs inoltre sta lavorando alacremente sull’intermodalità e sul trasporto delle merci su via ferrata. Ma, a proposito di flessibilità e di errori a cui porre rimedio, uno dei progetti più interessanti riguarda l’intesa, siglata pochi giorni fa, per sfruttare la rete ferroviaria portando 5G, fibra e banda larga nelle aree del Paese che ancora sono tagliate fuori dalla digitalizzazione. “Abbiamo firmato un accordo con il Governo per lo sviluppo della fibra ottica lungo 16mila chilometri di reti ferroviarie, che possono rappresentare una rete naturale per offrire un’ottimale navigazione online a bordo treno e risolvere molti problemi di connettività nelle zone più periferiche del Paese. Nel frattempo entro settembre la linea 4G sarà attiva su tutta la linea alta velocità Milano-Roma e nei prossimi anni sarà diffusa anche sugli altri treni”.

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