Delitto di Garlasco, un caso giudiziario diventato show
Avvocati, analisti, genetisti, carabinieri in pensione, consulenti e giornalisti: sono loro i nuovi protagonisti del caso del delitto di Garlasco. Ancora una volta a dimostrazione di come la cronaca nera e quella giudiziaria possano, all’occorrenza, diventare show. Uno spettacolo a cui assistono milioni di persone, dalle pagine dei giornali o inchiodati davanti alla tv per saziare la fama della notizia dell’ultim’ora o del nuovo colpo di scena. Oggettivamente, tanti ce ne sono stati nei diciotto anni trascorsi dalla morte di Chiara Poggi.
Un caso che alimenta il circo mediatico
Negli ultimi mesi però, se ne registrano uno dopo l’altro e sono alimentati da un circo mediatico che, come avvenuto fin da quando è scoppiato il caso del delitto di Garlasco, sfama e al tempo stesso alimenta l’appetito del tribunale del popolo. Un’aula giudiziaria priva di porte, pareti e soffitto, di alcun confine fisico. Spesso, senza neanche quelli morali. Un tribunale che non conosce limiti. Né quelli imposti dalla legge nei processi veri, né quelli della decenza. Tutti sono giudici e investigatori. Mentre, in concomitanza con le nuove indagini, i protagonisti di una vicenda certamente controversa e dai risvolti indiscutibilmente dubbi aumentano sempre di più. I riflettori degli studi televisivi ne illuminano sempre di nuovi.
La ricerca dei riflettori
Per parlare nei talk show dell’omicidio di Chiara Poggi c’è la fila. Ospiti fissi in studio, altri in collegamento, altri ancora che irrompono in diretta telefonicamente. Tutti perfettamente amalgamati in un contesto che va sistematicamente oltre il confronto e travalica nello scontro. Perché un caso di omicidio che si riapre dopo che è già stata emessa una sentenza definitiva di condanna non è abbastanza per indurre alla prudenza. Ognuno, dai salotti televisivi, vuole imporre la propria verità, riscrivere o confermare una storia alla quale non è stato ancora messo un punto. Tutti granitici nelle proprie certezze, delle quali vogliono convincere gli altri. O che, semplicemente, amano ripetere come un disco rotto. Non curanti del fatto che quello dell’informazione è un mondo certamente affascinante, fosse solo per la visibilità che dà, ma è anche pericoloso. Specialmente per i non addetti ai lavori.
I rischi per i non addetti ai lavori
Non è un caso ci sia chi ci ha lasciato le penne, come l’avvocato Massimo Lovati che si è visto revocare il mandato dal suo ex assistito, Andrea Sempio. Il nuovo indagato per il caso dell’omicidio di Garlasco non ha gradito alcune performance televisive dell’ormai ex legale, a sua volta accusato di diffamazione, e lo ha sostituito. Nel frattempo Lovati, anche a interpretare le parole del legale che lo rappresenta, lascia intendere di sapere molto più di quanto non abbia finora detto o sognato. Ed è stato anche destinatario di una lettera minatoria con cui lo si invita al silenzio. Ma ad ascoltare bene le parole, le suggestioni e i retroscena raccontati da tutti i nuovi protagonisti – a vario titolo e in diverse vesti – di questa vicenda, più di uno rischia di fare guai. Per sé stesso o per gli altri. Tutti cercano il palcoscenico, ma non tutti ne conoscono regole e insidie. Per quanto avvocati, consulenti, genetisti e chi più ne ha più ne metta, siano bravi ciascuno nella loro professione, quello dello show televisivo è un mondo a parte. E non fa sconti a nessuno.
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