Storie

Derby e orgoglio, quanta passione in Serie C

di Giovanni Vasso -


Non tifo per gli squadroni ma tifo te: la Serie C è (davvero) il campionato degli italiani. Per una ragione molto semplice. Al di là della (fallita) rivoluzione delle seconde squadre (ce ne sono soltanto due, la Juve Next-Gen e l’Atalanta under 23), la terza serie è davvero il torneo dei campanili italiani. Degli incroci delle città, dei sogni in terra battuta, del passato che non torna. Purtroppo per molti, troppi, tifosi. Basta dare una scorsa alla giornata di oggi. Guardate al girone C. Quello del Sud. È una poesia.
Il primo derby è Casertana-Benevento. Una sorta di testacoda. Un confronto tra l’entusiasmo di chi ce l’ha fatta a tornare tra i pro e la speranza di chi, dopo aver assaggiato negli ultimi anni quel calcio da grandi che, per ottant’anni, non aveva potuto vedere che attraverso le gesta di altri club, punta a risalire in fretta la china. I falchetti rossoblù hanno conquistato la C dopo aver dovuto penare per tutta l’estate. Tra annunci, ricorsi e tribunali. Alla fine la “X” dei calendari ha trovato a Caserta la sua casa. Affronteranno i cugini beneventani di Oreste Vigorito. Il presidentissimo che, per la prima volta in ottant’anni di storia (e dopo quasi dieci anni di frustrazioni che avrebbero abbattuto chiunque ma non lui) ha portato il Benevento nell’olimpo, mai visto prima, della B. E poi, dal momento che l’appetito vien mangiando, ha portato le Streghe addirittura in A. Per ben due volte. L’ultimo torneo di B è stato maledetto. Tra cambi d’allenatore e una squadra che, partita con l’obiettivo della terza promozione, è scivolata nell’inferno della terza serie. Una storia simile a quella del Crotone, che il Benevento ritroverà in campionato. La Campania è ottimamente rappresentata. A partire dalla provincia di Napoli: dalla sorprendente Turris di Torre del Greco (attualmente in testa) fino alla Juve Stabia, passando per il Sorrento.
Ma c’è anche un altro incrocio speciale. Un altro derby. Ma che travalica i confini regionali, unisce Campania e Puglia in una delle tante, acerrime, rivalità che le percorrono. E vedrà confrontarsi due (vecchie) favole della Serie A degli anni ’80 e ’90. L’Avellino affronterà il Foggia. Ed è subito operazione nostalgia. I lupi, la vecchia Legge del Partenio, Juary, Barbadillo. Contro Zemanlandia, Ciccio Baiano, la bolgia dello Zaccheria. Lunedì sarebbe stata in programma un’altra grande classica della Serie B degli anni che furono: allo Jacovone di Taranto, i rossoblù avrebbero dovuto ospitare il Messina. La gara, però, è stata rimandata a data da destinarsi.
La Serie C è un puzzle di tante realtà, evocative di un calcio di provincia in cui resiste uno zoccolo durissimo di aficionados che non si arrendono a dover tifare gli squadroni. C’è il Catania, ritornato in C dopo un campionato spaziale in cui ha brillato la stella di Ciccio Lodi che, dopo aver riportato i rossazzurri tra i pro ha scelto di ritirarsi. C’è l’Audax Cerignola che è una citazione cinematografica: ricordate “Gambe d’Oro”, con Totò, barone Fontana, presidente del club rivelazione capace di battere la Nazionale in amichevole e di rifiutare le offerte delle big del Nord per i gioiellini della squadra? Sarà un girone pieno di derby. C’è persino quello lucano: Potenza e Picerno. Nel girone B c’è il Pescara. Che non ha bisogno di presentazioni. Come il suo allenatore. Un signore boemo che risponde al nome di Zdenek Zeman. Che dovrà vedersela contro i grifoni del Perugia, che puntano all’immediato ritorno in B (e magari in A), e contro il Cesena, un’altra habitué della A a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Nello stesso girone, poi, c’è anche l’Ancona, insieme alla Lucchese (certezza della B a fine millennio, che sfiorò la promozione con Orrico in panchina), la gloriosa Spal. Tanta poesia anche nel girone A. Dove il Vicenza, che ha ripreso da qualche anno la vecchia denominazione Lane Rossi, se la vedrà con il Padova (Alexis Lalas, vi dice nulla?) e il Mantova (da qui partì Dino Zoff). In campo, anche le glorie piemontesi: Novara e Alessandria. E poi la vecchia Pro Patria, il cui nome sa di calcio d’altri tempi e la nobile Triestina, celebrata e amatissima da un poeta come Umberto Saba.
Non tifo per gli squadroni ma tifo te. Il calcio è nulla senza passione. In Serie C ce n’è davvero tantissima.


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