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Il volo del Falchetto: la Casertana verso il ripescaggio in Serie C

di Giovanni Vasso -

SEDE FEDERAZIONE ITALIANA GIOCO CALCIO FIGC


La Casertana è sempre più vicina a ritrovare la Serie C, c’è l’ipotesi ripescaggio dei rossoblù campani in terza serie. Nell’ennesima estate pazza del calcio burocratico, è Caserta a urlare di gioia per il ritorno della squadra in C dopo due anni di purgatorio nelle serie minori. La decisione è arrivata a seguito del consiglio federale della Figc che si è tenuto ieri. La Federazione ha collocato il club del falchetto in prima posizione tra le squadre da ripescare. I rossoblù hanno vinto la concorrenza di Alcione Milano e Juventus Alma Fano. I lombardi potrebbero proporre ricorso ma a incoronare Caserta al top delle squadre “ripescabili” è qualcosa che gli altri non hanno. Innanzitutto, la squadra della Reggia ha vinto la finale playoff di D battendo la quotata Paganese. E poi c’è qualcos’altro. La Casertana può ambire alla Serie C perché ha qualcosa che gli altri non hanno. Appunto. O, almeno, non hanno al suo livello. Cioè lo stadio. I requisiti, dopo il caso Lecco che ha gettato nel caos la composizione dei calendari di B e C, ora vengono guardati con estrema attenzione dai vertici federali. E la Casertana, con lo stadio Pinto, ha le carte giuste che le hanno consentito di piazzarsi, subito dopo l’Atalanta under 23, in cima all’elenco dei club da prendere in considerazione. Intanto il Mantova prenderà già il posto del Pordenone.

L’eventuale ripescaggio della Casertana, sempre più vicino, comporterebbe una ricomposizione anche dei gironi del campionato. Il Pescara, allenato dall’immarcescibile Zdenek Zeman, slitterebbe al girone B, quello dell’Italia centrale. Il suo posto, nel girone C, toccherebbe proprio ai falchetti rossoblù. Che, così, andrebbero a completare un terzetto di capoluoghi campani, con l’Avellino e il Benevento. La notizia ha fatto esultare la città che non attende altro che la conferma. Il sindaco Carlo Marino ha sintetizzato l’entusiasmo di Caserta: “Un premio per tutta la comunità, a partire dai tifosi. Abbiamo adeguato con largo anticipo lo Stadio Pinto, rendendolo idoneo per disputare la serie C. Ciò non era mai avvenuto e ha consentito alla società di poter presentare la domanda di ripescaggio. Ora dobbiamo solo attendere le decisioni di Tar e Consiglio di Stato sui ricorsi di Reggina e Lecco. Il traguardo è a un passo, bisogna solo aspettare l’ufficialità”.

Già, perché solo quando si dipanerà la matassa burocratica si potrà capire chi parteciperà ai campionati. Di B oppure di C. E quindi, a cascata, anche chi dovrà accontentarsi di affrontare un nuovo campionato in D. Non ci vuole un economista per capire che questo bailamme fa male al calcio “minore”. Senza la certezza, per dirne soltanto una, le società non sanno nemmeno come muoversi sul mercato. Anche perché i calciatori non saprebbero se si legano a club delle serie professionistiche o di quelle inferiori. Questo, ovviamente, per tacere dei lacci e delle situazioni imposte per regolamento, per esempio sul numero di under, over e tesseramenti. E ancora, i tifosi potrebbero sottoscrivere abbonamenti allo stadio solo sulla base dell’appartenenza e del tifo. Ma le società come fanno a pretendere, per esempio, prezzi da B o da C, se poi il campionato annunciato sarà disputato in un’altra serie?

La questione è seria. E si spera che questa sia l’ultima estate pasticciona. Intanto Caserta spera. E la speranza diventa, ogni ora che passa, sempre un po’ più solida. Il sogno di tornare in C e, perché no, ritrovare i fasti di inizio anni ’90 è dentro i cuori e le menti dei tifosi rossoblù. Che sognano, finalmente, di rivedere la Casertana là dove l’avevano lasciata (anno domini 1992) gente come Luca Bucci, Fabio Petruzzi, Sasà , Benny Carbone, Ciccio Statuto e Giuseppe Volpecina. E magari prendersi la rivincita, trent’anni e passa dopo il beffardo spareggio di Ascoli perduto, ai supplementari, contro il Taranto.


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