Attualità

DESERTO SUD

di Giovanni Vasso -


Un deserto chiamato Sud. In dieci anni, il Mezzogiorno ha perso poco più di mezzo milione di residenti. I giovani meridionali salgono al Nord mentre i loro coetanei settentrionali continuano ad andarsene all’estero. L’Istat ha fotografato nel report 2021 le dinamiche della mobilità e dell’emigrazione in Italia. I risultati sono perfettamente in linea con quanto ci si aspettava in termini di depopolamento specialmente nelle aree meridionali.
Secondo i numeri pubblicati dall’Istat, tra il 2012 e il 2021 il Sud ha perso 525mila residenti. La cifra rappresenta il saldo tra il numero di coloro che sono andati via per cercare fortuna al Centro e soprattutto al Nord (in tutto poco più di 1,1 milioni di persone) e di coloro che sono rientrati (non oltre 613mila). I saldi migratori interni, per le Regioni del Sud, sono tutti in negativo. Le performance peggiori si registrano per la Basilicata (-4,7 per mille), Calabria (-4,3) e Molise (-3,7). Le province dalle quali si “scappa” sono Crotone (-6,6 per mille), Caltanissetta (-6) e Vibo Valentia (-5,7). In termini relativi, l’Emilia Romagna è la Regione italiana che presenta il saldo migliore (+3 per mille). Solo nel 2021 i trasferimenti da Sud al Nord sono stati 112mila, in aumento rispetto all’anno precedente ma in calo, deciso, se il confronto è con il pre-pandemia (-17%).
In termini assoluti, la Regione dalla quale si registra il maggior numero di partenze verso il Nord pè la Campania che, da sola, fa segnare il 30% di tutte le cancellazioni di residenti al Sud. Segue la Sicilia (23%) e la Puglia (18%). La meta “preferita” è la Lombardia per il 28%. Se al Nord arrivano i ragazzi meridionali, dal Settentrione i giovani prendono la via dell’estero. Gli expat, dei quali uno su quattro risulta laureato, sono di meno rispetto agli ultimi anni e si registra un numero crescente di rientri di emigrati dall’estero. Le partenze, però, restano sostenute. Uno su due lascia il Nord per andare nei Paesi stranieri. Il 30,6% abbandona il Nord Ovest, il 22,5% saluta il Nord Est. Per gli expat laureati, la meta preferita resta il Regno Unito, nonostante la Brexit. Segue la Germania, poi la Svizzera e dunque la Francia.
Per il Nord del Paese, però, l’emorragia è relativa. Perché se i giovani settentrionali laureati puntano a realizzarsi all’estero, i ragazzi meridionali sono pronti a “sostituirli”. I conti dell’Istat riferiscono che il Settentrione guadagna oltre 116mila giovani laureati dal Mezzogiorno e dalle Isole. Ne approfitta anche il Centro che ne “prende” 13mila. Ma per il Sud si tratta della certificazione della mazzata, del destino inesorabile che attende l’area meridionale. Il saldo è in rosso con una popolazione perduta di circa 157mila giovani laureati perduti. Il Mezzogiorno si incammina verso un destino fatto di spopolamento, specialmente nelle cosiddette aree interne, aggravato dall’invecchiamento della popolazione e dai servizi peggiori d’Italia e dalle scarse possibilità di lavoro. Chi credeva che con lo smart working si potesse immaginare un ripopolamento, oggi, si ritrova smentito dai fatti.
E la questione, momentaneamente congelata dallo stop alla mobilità della pandemia Covid e che sembrava potesse superarsi con la digitalizzazione, torna a imporsi in tutta la sua stringente gravità.

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