Itinerari d'identità

Dinamiche di gamification e monitoring: l’intelligenza artificiale arriva al Castello di Pacentro

di Angela Arena -


Incastonato tra i monti della Majella, a circa 700 metri sul livello del mare, esiste un luogo incantato, dove secoli di storia s’intrecciano con affascinanti leggende che narrano di fantasmi, draghi e tesori nascosti, ammaliando i visitatori con la magia di un viaggio a ritroso nel tempo. Inserito dal 2001 nel club dei ‘Borghi più belli d’Italia’, grazie alle bellezze storiche ed architettoniche ivi presenti, la sua toponomastica è probabilmente legata al mito dell’eroe troiano Pacinus che, dopo aver lasciato Enea sulle rive del Tevere, s’inoltrò per il Sannio, spingendosi fino alle pendici del Monte Morrone, dove fondò la splendida cittadina di Pacentro.

Tuttavia, questo piccolo comune in provincia dell’Aquila, dove vivono poco più di 1000 anime, noto negli Stati Uniti per aver dato i natali ai nonni della famosa pop star internazionale Madonna, è conosciuto, soprattutto, per la presenza del castello Caldoresco la cui sagoma si staglia imponente a guardia della Valle Peligna, ovvero a 718 metri di altitudine, avvolta da un surreale alone di mistero. Tra le mura del più antico castello d’Abruzzo, infatti, alla ricerca dell’amato consorte, si aggirerebbe disperato lo spettro della bella contessa di Squillace, Margherita De Braj, che morì di crepacuore nel 1342 alla falsa notizia della morte del barone Roberto De Luczmardo, suo marito, condottiero e familiare del Re Roberto D’Angiò.

In seguito alla dipartita della dama, il feudatario ne fece scolpire il busto in quella che oggi è detta la “Torre fantasma”, ovvero, la torre centrale: la scultura reca tra le mani un libro ricordando la passione per le lettere della nobildonna che, fece di Pacentro, un luogo ricco di fermenti culturali, realizzando un ‘Tribunale d’Amore’. Sembra, tuttavia, che il fantasma della contessa Margherita, non sia l’unico ad aleggiare sul castello di Pacentro, suscitando proprio per tale ragione, l’interesse dei media, non solo locali, oltre che di un gruppo del paranormale di Imola, il quale, tuttavia, non ottenne i necessari permessi per effettuare nel settembre del 2020 una ricerca notturna a scopo strettamente scientifico. Pare, infatti, che tra i bastioni si aggiri anche lo spettro del Conte Antonio Caldora, autore della fortificazione e trasformazione della rocca in un luogo fiabesco con richiami gotici, la cui presenza ricorrente si avvertirebbe ogni anno dopo Ferragosto, secondo quanto rilevato nel manoscritto di un frate, da Augusto Di Cesare, uno studioso appassionato di storia locale.

Ma prima di addentrarci sulle bellezze architettoniche relative alla fortezza, simbolo di Pacentro, è inevitabile soffermarsi anche sulle bellezze monumentali e sugli emozionanti scenari naturali posti lungo il tragitto che porta alla maestosa fortezza tra cui uliveti, querceti e lecceti che ospitano aquile reali, orsi e lupi, e dove è anche possibile, grazie alla prima Zipline d’Abruzzo, un cavo d’acciaio sospeso tra due punti, provare il cosiddetto “volo dell’angelo”. Una ricchezza paesaggistica di inestimabile valore, non compresa da tre amici che, incuriositi dalla leggenda secondo cui sotto l’altare della chiesetta di S. Alberto, fuori dal paese, fosse custodito il “Tesoro di Sant’Adalberto”, in realtà mai trovato perché riferito
alle bellezze naturali del luogo, scapparono in piena notte spaventati da un grande uccello nero.

Molte sono in questo angolo di terra le testimonianze artistiche dello scorrere dei secoli cristallizzato nelle pietre, nei dedali di viuzze medievali, negli antichi palazzi e nelle chiese, il cui punto di partenza è chiamato “Colle Ardinghi”, ovvero “Pietra spaccata”: gli antichi raccontano di un drago a guardia di quella pietra. La prima chiesa che si incontra lungo il tragitto è quella di San Marcello, la più antica del borgo fondata nel 1047 e la piccola Chiesa della Madonna di Loreto, sulla cui porta laterale è posta la misteriosa scritta templare “Terribilis Est Locus Iste et Porta Coeli”, e che, peraltro, è anche il luogo di arrivo della “Corsa degli Zingari”, antico rituale, ovvero una gara podistica che si svolge la prima domenica di settembre in onore della Madonna di Loreto. Altra chiesetta molto suggestiva è quella di San Marco, protettore del paese, eretta alla fine del seicento ed un tempo dedicata alla Madonna dei sette dolori; attualmente la chiesa è sede della confraternita della santissima croce, ed è punto di arrivo dell’imminente festa patronale che si terrà il prossimo 25 aprile come di consueto.
Molti i palazzi signorili su cui si posa locchio del visitatore lungo il percorso: Palazzo Tonno, Palazzo La Rocca, Palazzo Massa, Palazzo Avolio e infine Palazzo Granata, inoltre, sebbene non rientri nella categoria, desta molto interesse la “Casa Marlurita”, una casa contadina, ferma agli inizi del Novecento, dove è possibile osservare lo stile di vita semplice, privo di servizi igienici e riscaldamento condotto dalla proprietaria fino al 1978 e dove è riprodotto il cartonato della stessa donna.

Lo sguardo si posa successivamente su Piazza del Popolo dove imperano la monumentale fontana del 1652 e la Chiesa di S. Maria della Misericordia del XV, circondate dalle piccole botteghe artigiane dei “mammuccje”, le statuine in terracotta per il presepe nate dal genio dell’ artista Peppino Avolio vissuto a cavallo tra l’800′ e il 900′. Prima di giungere al castello è, però, necessario passare per antiche salite ed è qui che è posta la “Petra tonna” detta anche dello scandalo a testimonianza di leggi lontane, dove sedevano nudi i debitori insolventi dinanzi ai passanti, ma utilizzata anche come antica unità di misura del grano, nonché l’antico lavatoio pubblico in lastroni di pietra, che ricorda la forma di uno scafo, il cosiddetto “I Canaje”, luogo di cicaleggio per le donne del paese.

Finalmente arriviamo all’ ultima tappa del nostro tour: il castello. Eretto originariamente nel X secolo dai Normanni, ha subito nel corso del tempo diversi lavori di ampliamento e ristrutturazione dopo essere appartenuto a diverse famiglie nobili come i Caldora, i Cantelmo e i Colonna, presentandosi tuttavia, molto ben conservato nella sua struttura a base trapezoidale, cinta da mura in pietra bianca e malta, bastioni circolari, figure antropomorfe e archetti a conchiglia. Passò nelle mani della famiglia Caldora solo nel XV secolo e consta di tre maestose torri vestite di merlature: la più antica, la “Torre dell’Assedio” è quella di nord-est, realizzata con muratura a grossi blocchi squadrati, riferibile ai secoli XI e XIII, mentre la “Torre del Re” è la gemella della “Torre Fantasma”.
Prossimamente, grazie ad Heritour, un progetto di catalogazione, monitoraggio conservazione e valorizzazione di beni culturali sarà realizzata una sorta di stargate al castello che condurrà i visitatori attraverso un vero e proprio viaggio nel tempo: Pacentro, sarà il primo Comune a vedere applicato questo tipo di tecnologia su un complesso di interesse storico monumentale. In particolare, la valorizzazione avverrà mediante l’ausilio di tecniche di AR/VR e dinamiche di gamification, inoltre, mediante il monitoring, si alimenterà un sistema di intelligenza artificiale che verificherà costantemente lo stato di conservazione del bene, le vibrazioni a cui è sottoposto (rumore ambientale, traffico, eventi sismici, ecc. ) e, in presenza di eventuali fattori di rischio, attiva azioni di rientro. Il supporto dell’intelligenza artificiale si configura, pertanto, quale strumento necessario non solo volto ad incrementare l’appeal di un patrimonio architettonico unico, ma, soprattutto per migliorare la fruibilità, l’accessibilità, la sicurezza e la conservazione di siti culturali spesso sconosciuti al turismo di massa ed evitare di conseguenza lo
spopolamento di questi territori, con particolare riferimento alle aree interne del nostro
Paese.


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