Salute

Diritto all’oblio oncologico: approvate alla Camera le norme a tutela dei guariti

di Eleonora Ciaffoloni -


È arrivato unanime dall’Aula della Camera (281 voti) l’ok alle norme per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche, la cosiddetta legge sull’oblio oncologico.
Il testo, che passa al Senato, introduce un “diritto all’oblio” per assicurare che alla guarigione clinica corrisponda la possibilità di “esercitare i propri diritti in condizioni di uguaglianza rispetto al resto della popolazione”, con riferimento all’accesso ai servizi finanziari, bancari e assicurativi, nonché alle procedure di adozione di minori.

L’oblio oncologico: il testo passa al Senato

Nel testo il diritto all’oblio oncologico è definito come il diritto delle persone guarite da una patologia oncologica di non fornire informazioni né essere oggetto di indagini sulla propria pregressa condizione patologica. Il provvedimento intende far fronte al fenomeno ricorrente per cui, nonostante l’avvenuta guarigione clinica, una consistente parte di persone guarite dal tumore sperimentano discriminazioni nell’esercizio dei propri diritti, in particolare con riferimento all’accesso a servizi finanziari, bancari e assicurativi, rimuovendo, ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione, gli ostacoli che limitano l’eguaglianza di questi soggetti la cui aspettativa di vita è aumentata, incluse le limitazioni all’accesso alle procedure di adozione di minori. Il testo unificato è diretto inoltre a recepire le istanze della Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 che chiede che i Paesi membri modifichino la normativa interna garantendo che i sopravvissuti a patologie oncologiche non vengano discriminati rispetto al resto dei consumatori. In particolare, si chiede che “entro il 2025 tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all’oblio a tutti i pazienti europei dopo 10 anni dalla fine del trattamento e fino a 5 anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la diagnosi è stata formulata prima dei 18 anni di età”.


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