Politica

PRIMA PAGINA – Doppia coppia Meloni-Schlein Salvini-Conte al rush finale

di Domenico Pecile -


Loro due, che coppia. Avversarie, competitor. A tratti nemiche; altre volte costrette a sotterrare l’ascia. Agli opposti culturalmente e politicamente. In aula si additano, si attaccano, si accusano, si rinfacciano. Fuori si studiano: costrette a cercarsi, a dialogare. Riescono addirittura a convergere sulla guerra Israele-Hamas, trovando l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Riconoscono vicendevolmente i rispettivi ruoli. Per Schlein, la Meloni è il nemico da battere, l’esegeta di un governo sempre più spostato a destra. Per il premier, Schlein è il vero avversario dell’opposizione. Entrambe hanno deciso di uscire allo scoperto, liberandosi dal sostegno delle seconde fila del partito, che spesso le hanno deluse. L’annunciato scontro televisivo sarà il primo tempo del duello che avrà il suo epilogo alle europee. Le diplomazie dei due partiti sono al lavoro da tempo: contatti, mediazioni in vista del faccia a faccia televisivo, anzi, televisivi, perché i duelli potrebbero essere due: Sky e Vespa.
Quanto a Bruxelles, la segretaria del Pd non ha ancora sciolto gli ultimi dubbi, ma sia dentro FdI, sia tra i dem, c’è la convinzione che lo scontro elettorale in rosa sarebbe un ottimo viatico per scongiurare la diserzione alle urne, che politologi e centri demoscopici danno in probabile crescita. Si, sotto i riflettori della politica ci sono sempre di più loro due in un do ut des sottaciuto e implicito, quasi un accordo segreto. Lo scopo? Fare in modo di rimanerci a lungo, oscurando i rispettivi numeri due: il vice premier Matteo Salvini e il leader del M5S, Giuseppe Conte. Il capo della Lega scalpita, nel timore di essere sistematicamente bypassato dal premier, com’è accaduto per l’accordo su Gaza. “Un anno e mezzo fa Lega-Salvini premier era parte del Governo Draghi. Sei anni fa era al governo con i 5S. Ora protesta per una convergenza su una linea di politica internazionale tra Schlein e Meloni, che è stata una prova di maturità politica”, lo ha stuzzicato ieri il leader di Azione, Carlo Calenda, su Facebook. Salvini accentua il suo movimentismo con l’obiettivo di quel 10% a Bruxelles che sa non essere affatto scontato. Così, gioca a tutto campo, a volte in maniera scomposta. E più lo fa più dà l’idea di soffrire lo strapotere di Meloni, capace – quest’ultima – di porre rimedio da sola anche ai tanti, troppi sbandamenti di alcuni esponenti della maggioranza e anche dell’esecutivo. Salvini è salito sulla protesta dei trattori, vuole lanciare nella mischia il generale Vannacci (inviso alla parte moderata del partito), flirta con le destre estreme europee e incita al pugno di ferro contro chi manifesta contro Israele. Sì, è un Salvini decisamente tanto di lotta e poco di governo quello che sta affrontando l’appuntamento delle europee, consapevole che una eventuale sconfitta – la soglia del 10%, si diceva – potrebbe innescare una resa dei conti dentro la Lega.
Anche Conte non fa i salti di gioia per il ruolo secondario cui lo ha costretto soprattutto il premier, negandogli il confronto televisivo e preferendogli Schlein. Il leader pentastellato è in competizione con la segretaria del Pd per la leadership dell’opposizione. Sa anche che il suo partito alle europee fa una certa fatica, ma è deciso a giocarsela fino in fondo. Il rapporto con i dem è di odio-amore. Si infastidisce ogni qualvolta gli arrivano proposte di campo largo. “Non abbiamo bisogno di federatori”, aveva affermato, poi corretto in un “Nessuna federazione costruita a tavolino”. Anche il vertice con Landini è stato vissuto come un dispetto nei confronti del Pd. E ieri si è consumato l’ennesimo paradigma della conflittualità (tutti gli appuntamenti locali elettorali la testimoniano) tra Conte e Schlein: Pd e 5S si sono divisi alla Camera per l’elezione del 4 componenti della Commissione di vigilanza su Cassa depositi e prestiti. L’ennesimo duello finito con durissimi scambi di accuse.


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