Esteri

DOSSIER NORD STREAM

di Ernesto Ferrante -


Un oggetto simile a un’antenna di un ordigno esplosivo è stato trovato durante un’ispezione delle acque vicino al luogo in cui lo scorso settembre è avvenuto il sabotaggio del Nord Stream. Lo ha rivelato il presidente russo Vladimir Putin nel corso di un’intervista al canale televisivo Rossiya-1.

Il leader del Cremlino ha accusato Copenaghen di non aver ancora risposto alla richiesta russa di poter effettuare un’adeguata verifica al riguardo. Anche “se qualche tempo fa, poiché l’esplosione è avvenuta nella zona economica esclusiva danese, Gazprom ha comunque ottenuto dalle autorità danesi il permesso di ispezionare la scena dell’esplosione”.

La multinazionale attiva nel settore energetico-minerario ha noleggiato una nave per esplorare in maniera autonoma l’area di suo interesse. E proprio durante queste operazioni, a una distanza di circa 30 km dal punto “attenzionato”, ha rilevato “un piccolo palo proprio in uno dei punti più vulnerabili dell’oleodotto, le giunzioni dei tubi”. Gli specialisti russi “ritengono che possa trattarsi di un’antenna per la ricezione di un segnale per la detonazione di un ordigno esplosivo che potrebbe essere collocato in questo sistema di condutture”.

“Ora, ha aggiunto Putin, la Russia vorrebbe ottenere dalle autorità danesi il permesso di condurre gli studi necessari “in modo indipendente o insieme a loro, ma meglio ancora, formando una squadra internazionale di esperti che possano lavorare a questa profondità” e “se necessario, neutralizzare questo ordigno esplosivo, se ce n’è uno”.

“Ma in risposta alla nostra richiesta rivolta alle autorità danesi, abbiamo ricevuto la risposta che dovevano pensare da soli a questo problema e che ci avrebbero dato una risposta quando lo avrebbero ritenuto possibile”, ha sottolineato il presidente russo, definendo “incerta” la replica della Danimarca. Poi un’ulteriore rivelazione: “A quanto pare sono stati piazzati diversi ordigni esplosivi, qualcosa è esploso e qualcosa no. Non si sa per quali ragioni”.

Gli investigatori di Mosca hanno aperto da tempo un procedimento penale per sospetto atto di “terrorismo internazionale”.
Stando alle dichiarazioni di alcune fonti anonime riportate dal New York Times e all’inchiesta del giornale tedesco Die Zeit, l’attacco potrebbe essere stato compiuto da un gruppo pro-Ucraina. Una versione, questa, che non convince minimamente Mosca. Lo zar l’ha liquidata come una “totale assurdità”, anche in considerazione della complessità dell’attacco: “Un’esplosione di questo tipo, di tale potenza, a una tale profondità può essere effettuata solo da specialisti e supportata dall’intero potere di uno Stato, che dispone di determinate tecnologie”.

Ancora più duro era stato qualche giorno addietro il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov, parlando di “un tentativo da poco per sviare l’opinione pubblica internazionale”. Ryabkov, ha puntato senza troppe cerimonie il dito contro gli Stati Uniti. “È chiaro, ha tuonato, che Washington è responsabile per questo atto terroristico senza precedenti”.

Troppi cambi di direzione investigativa rispetto all’iniziale conclusione del procuratore svedese Mats Ljungqvist, titolare dell’indagine: “Il gasdotto Nord Stream è stato colpito da un grave sabotaggio, sono state trovate tracce di esplosivi su diversi oggetti estranei rinvenuti”.

Torna alle notizie in home