Attualità

Dottore sarà Lei

di Maurizio Zoppi -


L’italia è un disastro rispetto ai suoi giovani. La maglia nera dell’Unione Europea va allo Stivale in fatto di numero di ragazzi che non sono né studenti né lavoratori: i cosiddetti Neet.

Un recente rapporto del Censis sui processi formativi e sul sociale ci dice – proprio il giorno della Giornata mondiale dell’istruzione proclamata dall’Onu – che la lenta decrescita dei Neet, che si era interrotta nel 2020, non offre significativi segnali di ripresa, essendo questo collettivo di 15-29enni pari al 23,1%, a fronte del 23,7% dell’anno precedente e di una media Ue 27 del 13,1%.
Alle spalle dell’Italia si colloca la Romania (20,3%), quindi la Bulgaria (17,6%) e la Grecia (17,3%), e molto distanti sono i Paesi Bassi e la Svezia, che sono gli Stati comunitari con il minor numero di Neet al loro interno (5,5% e 6,0%, rispettivamente). Nel dettaglio dei confini nazionali, i Neet nostrani sono maggiormente presenti nelle regioni meridionali, in alcune delle quali viene superata la soglia del 30% (Campania 34,1%, Puglia 30,6%, Calabria 33,5% e Sicilia 36,3%) e si tratta comunque, come già notato l’anno prima, di una realtà che va crescendo.
Nell’anno scolastico 2021/2022 gli studenti sono stati circa 7,3 milioni e poco meno di 924mila docenti. I dati sono stati forniti dal Ministero dell’Istruzione. Nella statistica, non sono compresi gli studenti delle Province autonome, di Bolzano, Trento e della Valle d’Aosta.

Il dato evidenzia una diminuzione del numero di studenti, rispetto allo scorso anno, di circa 70mila unità. L’unico aumento c’è stato nella scuola dell’infanzia, con 4mila studenti in più. Ciò è probabilmente riconducibile alla riduzione delle nascite: un evento che colpisce il nostro Paese da alcuni anni.
Sempre dal rapporto Censis, si nota che la quota di giovani italiani con un titolo d’istruzione terziaria rimane molto lontano dalla media dell’Ocse e dell’Unione Europea. Come dichiarato dal Censis, ciò è probabilmente dovuto: “all’incapacità del complessivo sistema di istruzione e formazione di orientare e formare gli individui in modo coerente ai fabbisogni del mercato del lavoro; al sistema produttivo incapace di acquisire nuove risorse funzionali al proprio sviluppo, privilegiando anziché la qualità delle risorse umane, il contenimento del costo del lavoro; al basso investimento in politiche attive del lavoro”. La riforma dei corsi di specializzazione “Its” (Its Academy), avviata per adeguarsi alle linee guida del Pnrr, viene considerata come un primo passo importante, verso il confronto tra domanda e offerta, presentando, con maggiore chiarezza, le caratteristiche di un percorso terziario non universitario.

Una situazione tragica in quanto un ragazzo che abbandona la scuola rappresenta un fallimento educativo. Le ricerche indicano infatti che a lasciare gli studi prima del tempo sono spesso i giovani più svantaggiati, sia dal punto di vista economico che sociale. Un meccanismo molto pericoloso perché aggrava le disuguaglianze già esistenti. Quando tale fenomeno colpisce ampi strati della popolazione è l’intera società che diventa complessivamente più impreparata, povera e insicura. L’Unione Europea si era posta come obiettivo quello di ridurre sotto al 10% entro il 2020 la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi. L’obiettivo continentale, in vista del 2030, è stato poi ulteriormente abbassato di un punto (9%) con una risoluzione del consiglio europeo del febbraio 2021. Questo target però rappresenta una media, ed è stato parametrato per le diverse situazioni nazionali. Per l’Italia l’obiettivo era il 16%. Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet è intervenuto rispetto alla tematica affermando: “Se non si investe nella formazione, nella scuola, si ha un abbandono scolastico. Perché non portare l’obbligo scolastico a 18 anni? Perché non abbiamo il coraggio di dire: 18 anni, punto e basta?”. Secondo Crepet a causa dell’insegnamento dei genitori i giovanissimi di oggi non hanno passioni: “Se io tolgo il desiderio nei bambini dando loro tutto, questi crescono avendo tutto senza volere nulla. Se non desideri nulla come fai ad avere una passione?”. Ha dichiarato.

“Da gennaio andrò nelle scuole in realtà difficili per capire: ci sono situazioni dove i genitori non mandano volontariamente i figli a scuola ed è gravissimo”, ha dichiarato ai giornalisti qualche tempo fa, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “Penso a quanto realizzato nelle banlieue in Francia, mi incontrerò col ministro francese per sperimentare anche da noi classi da 10 alunni nei contesti più difficili. Stare vicino ai ragazzi – sottolinea – è il ruolo dell’insegnante e già oggi molti svolgono il compito dell’orientamento. Ma mi rendo conto che è diverso lavorare su una classe piuttosto che su un singolo alunno”.


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