Politica

Draghi, il discorso in Spagna sull’Europa che verrà: punta alla Commissione?

di Giovanni Vasso -


Ursula si difende con le unghie e coi denti ma dietro di lei, per la Commissione che verrà, scalpita Mario Draghi. Che, dalla Spagna, ha lanciato, anzi rilanciato, un programma di riforme serrate per l’Europa. L’ex premier e già governatore della Bce, a Madrid, è stato insignito del premio Carlos V direttamente dalle mani del re di Spagna, Filippo VI. La cerimonia s’è tenuta al monastero di San Jeronimo de Yuste. Da lì, Mario Draghi ha lanciato proposte e idee per l’Europa che verrà, sottolineando, tra le altre cose, la necessità di rispondere “con urgenza” alle sfide del mercato del lavoro, della concorrenza sleale estera e, naturalmente, dei nuovi assetti geopolitici.

Il punto di partenza del discorso di Mario Draghi è stato, naturalmente, il suo rapporto sulla competitività dell’Unione. Un distillato di pessime notizie per Bruxelles ma pure di soluzioni possibili e di problematiche da affrontare il prima possibile. Ma stavolta si è spinto un po’ più in là. Le conclusioni del rapporto di Draghi, ha spiegato lui stesso, ispireranno politiche che “punteranno innanzitutto aumentare la produttività, preservando la competitività delle nostre industrie nel mondo e la concorrenza in Europa e anche a continuare la decarbonizzazione delle nostre economie in un modo che porti a minori prezzi dell`energia e maggiore sicurezza energetica”. E ancora, l’ex premier italiano fissa l’obiettivo di “riorientare la nostra economia in un mondo meno stabile, in particolare sviluppando capacità nel settore della difesa e una politica commerciale che possa rispondere alle nostre necessità geopolitiche, riducendo le dipendenze verso paesi su cui non possiamo fare più affidamento”. Tutto ciò, per Draghi, andrà fatto mantenendo però “alti livelli di protezione sociale e di redistribuzione”, obiettivo che in Europa rappresenta “una questione non negoziabile”.

Il futuro dell’Unione, per SuperMario, è tracciato, dunque: “Voglio ribadire che combattere l`esclusione sociale sarà fondamentale, non solo per preservare l`equità i valori dell`equità della nostra opzione ma anche per rendere un successo il nostro percorso verso una società più tecnologica». E secondo Draghi oggi la fonte maggiore di disuguaglianza è la disoccupazione. Su cui “storicamente politiche macroeconomiche ben disegnate sono state la risposta”. Insomma, un discorso impegnativo e importante. Ben più ricco e articolato rispetto a un intervento che, secondo molti osservatori e analisti, ci si potrebbe legittimamente attendere al ritiro di un premio, per quanto prestigioso. “Oggi – ha concluso Draghi – questi passi appaiono impegnativi. Ma sono fiduciosi che abbiamo la determinazione, il senso di responsabilità e la solidarietà per compierli, per difendere la nostra occupazione, il nostro clima, i nostri valori la nostra inclusione e equità sociale e la nostra indipendenza”. Una chiosa che rafforza, in tanti, l’idea che sia Draghi il vero nome forte, in pole position, per guidare la Commissione Ue che verrà. E che si troverà ad agire in un quadro politico, economico e sociale difficoltoso. E dovrà farlo col gap di un’Europa che, in questi anni, s’è mostrata poco lungimirante, litigiosa e divisa in fazioni, correnti, alleanze, più di quanto si possa anche solo ammettere.


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