Ambiente

Ecoballe, lo scandalo eterno della Campania

di Angelo Vitale -


Ecoballe, solo il 19 per cento è stato smaltito, l’89% è ancora lì in Campania, “nei nostri territori, monumento alla menzogna politica”, denuncia la consigliera regionale Marì Muscarà. “Era il 2015 – racconta – . Matteo Renzi promise milioni di euro a Vincenzo De Luca per risolvere, in due anni, il problema delle ecoballe. De Luca ringraziò pubblicamente e garantì che entro il 2017 l’emergenza sarebbe stata superata. Sono passati dieci anni. La realtà è purtroppo assai diversa”. “Sia chiaro – prosegue -: il problema delle ecoballe non era semplice da affrontare. Ma una cosa è ammettere la complessità, un’altra è mentire spudoratamente alla cittadinanza. O si mente, oppure non si ha piena contezza del problema. In entrambi i casi è grave”.

Ma dove sono finite quelle già smaltite? “Il 56% – afferma – è stato spedito all’estero, in Portogallo, poi in Germania e Danimarca. Il resto è finito in Italia, soprattutto a Brescia. Viaggi transnazionali della monnezza, tra costi economici altissimi e impatto ambientale non irrilevante”.

E il costo? “Secondo una stima prudente di 150 euro a tonnellata, sono stati già spesi quasi 158 milioni di euro. E per smaltire il restante 81%, serviranno almeno altri 600 milioni. Nessuna trasparenza da parte della Regione Campania, solo numeri generici e carte incomplete. Ci accompagnerà altri decenni, forse 40 anni”.

“Se non siamo riusciti a risolvere un’emergenza “semplice” come quella delle ecoballe – si chiede – come possiamo pensare di bonificare davvero la Campania e restituirle quel ruolo di terra fertile e ricca per cui un tempo era chiamata Campania Felix?”.

Fin qui la Muscarà che ha elaborato pure i grafici che pubblichiamo qui sopra.

Sentendo la campana di fonte Regione, il quadro diventa intricato, i numeri cambiano, compaiono le parole “stime” e “previsioni”. La questione delle ecoballe in Campania nasce negli anni ’90, quando la saturazione delle discariche e la mancanza di impianti adeguati portarono alla produzione e all’accumulo di enormi quantità di rifiuti compattati che, confezionati in attesa di essere bruciati in termovalorizzatori non ancora operativi, vennero stoccati in grandi siti come Villa Literno, Giugliano e altri ancora, raggiungendo un totale di circa 5 milioni di tonnellate.

Nel tempo, la mancata costruzione di impianti sufficienti e la gestione emergenziale aggravarono la situazione, trasformando le ecoballe in un simbolo della crisi dei rifiuti campana e in un problema ambientale di portata nazionale.

Secondo le ultime dichiarazioni ufficiali del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, al maggio scorso sono già state smaltite 2,3 milioni di ecoballe, pari al 90% del programma regionale per l’ambiente. L’obiettivo dichiarato è liberare la Campania da tutte le ecoballe residue entro il 2026. Le operazioni di smaltimento si stanno concentrando sui siti storici di Villa Literno nel Casertano e di Giugliano nel Napoletano. Recenti piani prevedono l’invio di 1,2 milioni di tonnellate di ecoballe all’estero, finanziato con 300 milioni di euro sbloccati dai Fondi di coesione. Altri impianti regionali (come quelli di Giugliano e Caivano) stanno trattando ulteriori 1,6 milioni di tonnellate, mentre un milione è già stato inviato fuori regione negli ultimi anni. Alla fine del piano, resterà da smaltire una quota compresa tra 500mila e 600mila tonnellate di ecoballe, che si punta a rimuovere rinnovando le intese con le aziende già coinvolte, previa individuazione di ulteriori fondi.


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