Economia circolare: l’Olanda ci supera, il report Circonomia
L’Italia perde il primato dell’economia circolare in Europa, a favore dei Paesi Bassi. Il quarto rapporto Circonomia, il festival promosso con Legambiente, Kyoto Club e Fondazione Symbola, legge un’Italia lumaca mentre la transizione ecologica corre negli altri Paesi Ue. Siamo ancora primi per il tasso di riciclo totale dei rifiuti, ma sempre lenti. E rallentato è anche il tasso di crescita delle rinnovabili, meno della metà della media Ue.
Siamo, spiega il direttore scientifico Roberto Della Seta “hotspot, letteralmente come “luogo caldo”, perché epicentro della crisi climatica globale, con una temperatura media cresciuta di tre gradi”. “Ma ciò che preoccupa – avverte -, è che l’Italia si sia fermata. Tranne che per il riciclo dei rifiuti (ove però pesa il divario territoriale, ndr), dal 2018 in poi corriamo di meno della media dei Paesi Ue. Un peggioramento assoluto: consumiamo più materia e produciamo più rifiuti (mentre i dati medi Ue segnano una riduzione), produciamo più emissioni climalteranti, facciamo peggio dell’Europa nel consumo di energia fossile (noi stabili, in Europa -5%) e nella crescita delle rinnovabili: +7%, la metà del +14% Ue, +2,2% sulla produzione elettrica contro il +15,2% Ue”.
Una fotografia cui il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, ha risposto preferendo riservare stoccate al “circo progressista – lobbista”, facendo emergere le contraddizioni di un “paesaggio ricco” da non sfregiare con pale eoliche “da impiantare al largo delle coste” e pannelli solari, “da restringere ad aree dismesse, ferroviarie, autostradali”, criticando le costruzioni “con i materiali più energivori che ci siano, per un vezzo modaiolo: vetro e acciaio” e “scioglilingua e ipocrisie:pragmaticamente va detto che si possono bruciare solo piccole quote residue di rifiuti e investite risorse per far funzionare i consorzi di recupero e riuso”.
L’arretramento italiano sull’economia circolare è più rilevante nel trend di crescita delle nuove rinnovabili, solare ed eolico, “cuore” della risposta alla crisi climatica: nel 2022 l’eolico si è contratto dell’1%, mentre su scala Ue è aumentato del 9%. Sempre l’anno scorso la produzione da solare fotovoltaico è cresciuta in Italia del 10%, a fronte di un incremento del 26% nell’Ue, del 20% in Germania, di oltre il 25% in Spagna e Francia, del 54% in Olanda. E le prospettive sono minime, considerando solo la nuova capacità fotovoltaica installata: in Italia aumentata dell’11%, la metà che nella media Ue (+22%), addirittura un quinto di quanto fa l’Olanda.
Mentre siamo al palo pure per l’efficienza d’uso dell’energia: come quantità di fossile consumata per unità di Pil tra il 2018 e il 2021 siamo stati sorpassati da Spagna e Francia e raggiunti dalla Germania, prima largamente dietro di noi. Male anche la penetrazione dell’elettrico: nel 2022 la quota di auto elettriche sul totale immatricolato è stata del 4%, contro il 12% della media Ue, il 18% della Germania, il 13% della Francia, il 24% dell’Olanda. Un’Italia frenata, ove manca pure il traino del Nord: tra le macroregioni italiane, è quella che peggiora di più.
Tra le ragioni del rallentamento – che Circonomia precisa essere non addebitabile all’attuale governo, essendo fondato essenzialmente su dati del 2022, ma piuttosto ad una insufficiente e generalizzata consapevolezza delle classi dirigenti – la scarsa capacità di innovazione tecnologica: l’Italia ha speso nel 2021 in ricerca e sviluppo l’1,48% del Pil, contro il 2,26% della media Ue e il 3,13% della Germania.
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