Economia

Sale il Pil, giù l’inflazione: i dati Istat sull’economia italiana

di Giovanni Vasso -

La sede centrale dell'Istat di via Cesare Balbo a Roma con la scritta in latino "Numerus republicae fundamentum" (i numeri sono il fondamento della repubblica) in una foto diffusa dall'ufficio stampa, 25 settembre 2019. ANSA/UFFICIO STAMPA ISTAT ++ HO - NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++


L’economia italiana cresce a marzo dello 0,3% mentre l’inflazione, ad aprile, ha ripreso a calare. Buone, anzi, ottime notizie arrivano dall’Istat. Che ieri ha scodellato i dati riguardo al Pil e al costo della vita. Per quanto riguarda il prodotto interno lordo, nel primo trimestre di quest’anno, è salito dello 0,3 per cento rispetto ai tre mesi precedenti e dello 0,6 per cento in termini tendenziali. Sono dati importanti che fotografano la terza variazione positiva consecutiva dell’economia italiana dopo la flessione che era stata messa a referto per il secondo trimestre dello scorso anno. La crescita, stando all’analisi Istat, coinvolge, più o meno, tutti i settori, dall’agricoltura fino ai servizi. Un segnale non troppo lusinghiero arriva dalla lieve discesa della domanda interna mentre quella estera regge. La variazione del Pil acquisita per il 2024 è pari a +0,5%. Numeri che sorprendono, in senso positivo, Confesercenti secondo cui “l’economia italiana va un po’ meglio del previsto” e lo fa “nonostante le attese di un primo trimestre debole e un contesto internazionale oggettivamente difficile”. Per l’organizzazione: “Anche i dati sul rientro dell’inflazione, ad aprile di nuovo in frenata dopo l’accelerazione di marzo, sono incoraggianti”.

Già, perché le cose vanno bene anche sul fronte inflazione. Dopo la fiammata di marzo, ad aprile il costo della vita è tornato a scendere. Oggi l’inflazione, in Italia, pesa per lo 0,9%. La discesa è dovuta per lo più alla flessione dei prezzi della benzina e dei biglietti dei mezzi di trasporto. Cala anche il costo degli alimentari mentre le bollette tornano a salire (+0,8%). Il tasso di inflazione che grava sul carrello della spesa delle famiglie italiane, complessivamente, scende dal 2,6% al 2,4 per cento. Bene ma non benissimo, per citare quella vecchia canzone. Almeno per i consumatori del Codacons secondo cui “terminato l’effetto Pasqua, che aveva portato alla risalita dei listini con sensibili rincari specie nel settore dei trasporti”, l’inflazione “l’inflazione torna a calare ad aprile, un dato che però non può dirsi soddisfacente”. Ma per il presidente Carlo Rienzi si può fare ancora meglio: “Dopo due anni di caro-prezzi, tra tariffe energetiche alle stelle ed effetti della guerra in Ucraina, i listini al dettaglio non solo non devono aumentare, ma dovrebbero calare registrando segno negativo. Questo perché non ci sono più le condizioni che nel biennio 2022-2023 hanno determinato una inflazione complessiva del 13,8%, erodendo la capacità di acquisto delle famiglie”. Perciò secondo il Codacons: “Il rallentamento dell’inflazione non può soddisfare i consumatori e, al netto dell’andamento dei beni energetici, auspichiamo un deciso taglio ai prezzi al dettaglio nei settori primari per le famiglie, a partire dagli alimentari”.

Tuttavia c’è ancora tanto da fare. Mentre il governo si appresta all’una tantum da cento euro per sostenere i redditi delle famiglie di dipendenti che non guadagnano più di 28mila euro annui, arrivano i dati sul lavoro. L’Istat ha riferito che la retribuzione oraria è salita, da gennaio a marzo, del 2,8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno passato mentre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, a marzo, fa segnare un aumento dello 0,3 per cento rispetto al 2023. Tuttavia, a fine marzo scorso, erano ancora trentasei i contratti collettivi nazionali in attesa di essere rinnovati. In ballo c’è il futuro di ben 4,6 milioni di lavoratori dipendenti, praticamente il 34,9% del totale della platea italiana.  I contratti nazionali recepiti nel primo trimestre di quest’anno sono stati quattro, relativi ai rapporti di lavoro all’interno degli studi professionali, nell’ambito alimentare, nel commercio e nei servizi socio-assistenziali delle cooperative sociali. Risultano attivi altri 39 contratti di lavoro che coinvolgono fino a 8,5 milioni di lavoratori, che corrispondono al 64,5% del monte retributivo complessivo e al 65% di tutti i dipendenti italiani.

A Roma tornano gli Stati generali della Natalità e sono attesi ospiti importanti: dalla premier Giorgia Meloni fino al pontefice, papa Francesco. L’iniziativa, in programma tra il 9 e il 10 maggio prossimi, si terrà all’Auditorium della Conciliazione a Roma. Ci saranno, tra gli altri, anche i ministri all’Economia Giancarlo Giorgetti e quello alla Famiglia Eugenia Roccella oltre al sindaco di Roma Roberto Gualtieri e al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Gigi De Palo, presidente della Fondazione della Natalità, ha spiegato: “L’evento rappresenta il più importante appuntamento dedicato ai temi della natalità e del welfare familiare, ma anche un confronto con le personalità di spicco del mondo politico, economico, delle imprese e della società civile”.


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