Esteri

Ecuador, la mossa del presidente Noboa spacca il Paese

di Martina Melli -

epa11067990 Commander of the Guayaquil Metropolitan Police, General Victor Herrera Leiva (C) speaks at a press conference, in Guayaquil, Ecuador, 10 January 2024. The country is experiencing moments of great tension after the raid by an armed commando on TC Television in Guayaquil, which ended with the arrest of thirteen men and the release of the channel's staff. Ecuador is in a state of emergency for sixty days, which includes a curfew during the night and early morning, due to a series of incidents in prisons, which broke out on 08 January, and the 'alleged escape' of one of the most dangerous criminals from the country. Noboa declared on 09 January that government forces were engaged in an 'internal armed conflict' with armed criminal gangs, allowing him to use the Army and not just the Police to counter the violence. EPA/CARLOS DURAN ARAUJO


In Ecuador, in seguito alla scomparsa di due pericolosi capibanda, si è diffuso il terrore: sono scoppiate rivolte carcerarie e alcuni miliziani hanno sequestrato poliziotti e assaltato una stazione televisiva. Tutto è iniziato dopo la scomparsa del potente leader criminale Adolfo Macías nel complesso penale di Guayaquil, dove molti detenuti sono fuggiti e altri hanno preso prigioniere le guardie carcerarie.

Il presidente Daniel Noboa ha subito dichiarato il “conflitto armato interno” e ha ordinato ai militari di “neutralizzare” le due dozzine di bande del Paese definite “organizzazioni terroristiche”. “Stiamo combattendo per la pace della nazione”, ha detto mercoledì il presidente in un discorso radiofonico, “combattendo anche contro i gruppi terroristici che oggi contano 20.000 persone. Quando si vive in uno stato di conflitto, di guerra, si applicano altre leggi”.

La dichiarazione presidenziale è stata un punto di svolta nella crisi che ha travolto la nazione, un tempo pacifica, ormai dominata da un’industria del narcotraffico sempre più potente. Con la proliferazione delle bande criminali, le fatiscenti carceri del Paese sono diventate quartier generali e centri di reclutamento. Si ritiene che circa un quarto delle 36 carceri sparse sul territorio siano controllate dai narcos. Il comandante delle forze armate dell’Ecuador, Jaime Vela Erazo, ha affermato che i gruppi criminali sono diventati obiettivi militari che il governo annienterà usando le maniere pesanti.

In tutto la nazione gli ecuadoriani si dividono su cosa potrebbe significare la mossa del governo: per alcuni strumento assolutamente necessario per reprimere la violenza, mentre per altri è il primo disastroso passo verso uno stato militarizzato che prenderà di mira civili innocenti.

La dichiarazione di Noboa è arrivata sulla scia di una proposta di referendum che allungherebbe le sentenze per crimini come l’omicidio e il traffico di armi, prenderebbe di mira i riciclatori di denaro e creerebbe un sistema giudiziario speciale per proteggere i giudici.


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