Editoriale

CHE FAI NON MI CACCI?

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Come su questa. Lei è una donna libera e una giornalista come ce ne sono poche. Prima di adesso non era mai scappata. La ricordavo a lottare. Anche troppo. Mi dispiace che la Rai ne dovrà fare a meno, dopo le sue dimissioni. Già, perché nessuno l’ha cacciata. La sua una scelta strana, per chi la conosce sempre sulle barricate, ma è anche una scelta libera. Come libero è sempre stato prima di ora il suo pensiero, il suo programma, tutto ciò che ha scritto e detto. Lucia è rimasta libera perfino quando è stata la politica, della parte opposta a quella di Giorgia Meloni, la sinistra di Massimo D’Alema un po’ di anni fa, a scegliere proprio lei come presidente della Rai. È sacrosanto e giusto per un giornalista, anzi per un cittadino, continuare sempre a dire ciò che pensa. Ed è un dovere del Servizio Pubblico consentire che questo avvenga. Quello che mi colpisce è il fatto che la Rai di Giorgia Meloni ancora deve partire, ma già viene usata come se fosse il nuovo cinegiornale del regime. Dopo Fazio, che sbarca come previsto da mesi sul 9, se ne va Annunziata. E dichiara di non condividere le scelte del governo sulla TV pubblica e i metodi, cosa che avrebbe potuto tranquillamente fare e dire anche a Mezz’ora in più. Come ha sempre fatto. Nessuno avrebbe mai immaginato che Lucia potesse cambiare idea su qualcosa perché glielo chiede o glielo fa intendere qualcuno, tanto meno un governo. Né avremmo immaginato che dopo avere vinto le elezioni tre volte con Berlusconi leader, la sinistra si accorgesse nel 2023 che la destra quando prende più voti governa. Ecco che quel che suona strano è la domanda sottesa al caso di presunte epurazioni inesistenti, che usano il governo che ancora non ha di fatto preso in mano la TV pubblica come capro espiatorio preventivo di una mutazione delle regole di ingaggio che nessuno ancora ha attuato. Parafrasando la celebre frase che anticipò di qualche ora la fine del patto politico fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, quel famoso “Che fai, mi cacci?”, siamo entrati nella stravagante era del “Che fai, non mi cacci?”. È un po’ lo specchio di un’altra stortura di questo Paese. Un Paese dove la censura materiale nei confronti dei giornalisti non serve, perché esiste già una forma tutta italiana di censura autoindotta, di precauzione maniacale nei confronti del potere di turno che rende innocui molti di noi senza nemmeno la necessità che qualcuno glielo chieda o glielo imponga. Come fosse il rovescio di questa medaglia ora perfino i grandi professionisti lasciano la Rai, senza che nessuno li abbia obbligati a farlo. E senza che nessuno glielo abbia chiesto. Addirittura prima che i nuovi vertici scelti dal governo siano in carica. E lo fanno denunciando una censura ipotetica, teorica, come a dare alle proprie dimissioni la connotazione di conseguenza di un fatto non ancora avvenuto. È ormai un male incurabile di questo Paese. Colpisce quotidianamente, dalla televisione ai social, e si avvita sul bipolarismo malato che ormai anima qualunque discussione sostituendo la dialettica politica anche aspra che riconosce nell’avversario un contendente e non un nemico. E così processiamo Vittorio Feltri per avere detto con il suo solito cinismo che le cose non tornano sull’alluvione in Emilia Romagna, mentre ci guardiamo bene dall’aprire il dibattito su cosa sia stato fatto e cosa no per prevenire almeno una parte di quei devastanti danni dovuti all’acqua. Perché a noi non interessa più capire cosa sia successo, interessa riconoscerci in un una narrazione dove sia riconoscibile subito e molto comoda la posizione che è meglio tenere. Che importa se Fazio e Annunziata se ne vanno prima che qualcuno contesti anche una sola parola di quelle che hanno pronunciato per decenni. L’importante è trovare la liana a cui appendersi per scivolare sull’altro lato del campo e dire che no, noi abbiamo il diritto di cambiare la TV pubblica oppure il dovere di scagliarci con tutta la forza e la violenza che possiamo contro chi anche solo si permette di immaginare di metterci le mani.


Torna alle notizie in home