Editoriale

DEMOCRAZIA ARTIFICIALE

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


L’abbiamo progettata proprio bene questa intelligenza artificiale. Un colonnello americano ci ha raccontato che ha ucciso l’operatore che la controllava, negli Stati Uniti, ritenendolo di impiccio allo scopo per cui era stata messa in funzione. Poi l’Aeronautica ha smentito. È proprio come noi questa nuova invenzione. Che nel nome di grandi obiettivi e di grandi parole stiamo uccidendo il futuro di milioni e milioni di persone. Anche se tutte le grandi istituzioni lo smentiscono ogni giorno, ormai siamo noi che ostacoliamo il grande processo di sviluppo di un Occidente che non guarda più in faccia a nessuno. Il loro destino, come si vede, non è quello di un mondo migliore come gli era stato promesso ma di precarietà, povertà, marginalità. Proprio non capisco chi si spaventa per questa nuova invenzione di qualche cervellone. In fondo è la cosa che più somiglia a quello che siamo diventati, un mondo che a parole è futuro e potenza ma nei fatti è miseria ed emarginazione. Basti pensare che abbiamo festeggiato la festa della Repubblica, il 2 giugno di 77 anni fa firmavamo una Costituzione sul cui contenuto ci scanniamo tutti i giorni quando c’è da cambiare qualche regola tecnica per l’elezione di questo o quel potente, ma di cui nessuno parla quando là fuori la vita di ogni giorno è lontana anni luce dalle garanzie che i Padri costituenti avevano saggiamente custodito all’interno di quella carta che oggi è fatta più di parole che di sostanza. Siamo una repubblica incastrata dentro una grande monarchia finanziaria che ci trapassa, che decide per noi, che ha trasformato i governi organismi attuativi di decisioni superiori, i parlamenti in elenchi di uomini e donne fedeli a un capo che diventano i rappresentanti della nazione senza ottenere davvero il consenso di quel popolo nel nome del quale essi dovrebbero operare. Se ci mettiamo anche la nuova parola di questo inizio secolo, il grande riarmo come questione centrale delle politiche delle democrazie occidentali, nei prossimi anni dobbiamo prendere atto che vivremo in modo diverso da come c’era stato prospettato. Basta riguardare il surreale esito della votazione del Parlamento Europeo all’ennesimo decreto armi per l’Ucraina, che prevede anche la possibilità di utilizzare i fondi del Pnrr che doveva essere il nostro grande piano di rilancio dopo la pandemia per comprare carri armati, dove il Pd è riuscito a mostrare plasticamente la fine della sinistra culturale votando in tre modi diversi, su tre modi possibili, di fronte a una delle questioni dirimenti di questo tempo. Uno smarrimento che non fa nemmeno arrabbiare, è semplicemente la manifestazione della tragedia in corso in quell’area politica che ha costruito le migliori cose del Novecento e le peggiori del nuovo millennio, perdendo ogni idea di socialismo e cercando in maniera maniacale parole d’ordine di stampo etico e moralistico. Ecco che i nostri tempi sono quelli della democrazia artificiale. Un residuato che somiglia a quella che un tempo era la natura profonda di questa parola, attuata secondo uno schema complesso ma non umano, secondo miriadi di regole che si sono accumulate una sull’altra come i bit di un computer modernissimo, che attuano il progetto di sviluppo finanziario che negli ultimi tre decenni ha cancellato ogni altra ipotesi di lettura della società e di costruzione di un progetto alternativo per l’uomo. Proprio come quel drone americano sono le nostre regole intelligenti, avanzate, apparentemente incapaci di sbagliare, quelle che stanno uccidendo i loro autori.


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